(2003)
Inferno - i primi sette canti
con Antonia Bertagnon, Luca Brinchi, Marco Cantori, Franco Cecchetto, Salvo Lo Presti, Elena Manfredi, Veronica Mulotti, Fiorella Tommasini, Roberta Zanardo, Isadora Angelini, Luca Serrani, Francesca Cola
consulenza alla scelta dei testi poetici Marco Munaro
tecnico luci Carlo Sarti
drammaturgia musica e regia Massimo Munaro
prima rappresentazione: Castiglioncello, Teatro Tenda, 19 luglio 2003
dal foglio di sala
A ROBERTO DOMENEGHETTI
Il lavoro si configura come primo movimento di un progetto in quattro parti che prevede la completa riscrittura scenica di tutti i trentaquattro Canti dell'Inferno di Dante Alighieri. Parliamo di riscrittura perché a partire dal coinvolgimento attivo di 34 poeti italiani contemporanei il tentativo è propriamente quello di ripensare l'architettura dantesca ricollocandola dentro il nostro tempo.
Se da un punto di vista psichico l'Inferno suggerisce infatti uno sprofondamento dell'anima nel regno dei morti, nel regno di Ade, del sogno e dell'inconscio - cioè in un luogo senza tempo - da un punto di vista etico esso ci riporta, invece, a domande basilari sul nostro tempo, sul regno del presente. Per noi l'Inferno si costituisce come un regno psicologico di adesso (senza-tempo-eternamente-adesso), non come un regno escatologico di poi. Non è un remoto luogo di giudizio sulle nostre azioni, ma costituisce il luogo per giudicare ora le nostre azioni entro una riflessione interiore.
L'architettura Dantesca con i suoi 34 Canti ed i suoi infiniti episodi viene così ad essere il modello strutturale di un'Opera che vuole essere una libera e personale reinvenzione.
La drammaturgia, per quello che riguarda I PRIMI SETTE CANTI, si avvale del contributo di sette poeti italiani contemporanei - Gianfranco Maretti, Alda Merini, Luciano Caniato, Antonella Anedda, Anna Maria Farabbi, Luigi Bressan, Gian Mario Villalta - i cui contributi, all'interno della Rassegna Punti di Fuga - la bella scola da noi promossa a Rovigo lo scorso anno, sono stati per noi un riferimento costante nella preparazione degli attori e nel lavoro drammaturgico.
Se leggere Dante è una sconvolgente esperienza emotiva ed estetica, oltre che una inesauribile avventura della mente, nessuno meglio dei poeti che ancora scrivono nella lingua di Dante, poteva restituirci, in fase di preparazione drammaturgica, la selva di passioni e di invenzioni formali dalla quale nasce l'opera.
La costruzione di ogni singolo Canto si è aperto poi all'intero patrimonio della poesia del novecento non solo taliano (qui i frammenti poetici usati, oltre a quelli di Dante, sono di Marco Munaro, Dino Campana, Fernando Pessoa, Marina Cvetaeva e Sun-Tsu) per poi nutrirsi soprattutto, come sempre per noi, del lavoro dell'attore e del nostro personale immaginario.
La struttura del lavoro conserva l'andamento Dantesco dei primi sette canti:
i. il delirio della Selva;
ii. il soccorso di Beatrice;
iii. la porta dell'Inferno: gli ignavi;
iv. il limbo: i bambini mai nati/gli antenati;
v. i lussuriosi: Paolo e Francesca;
vi. i golosi: la profezia di Ciacco (le torri gemelle);
vii. avari e prodighi/iracondi ed accidiosi (finzione e realtà);
L'opera che nasce vuole innanzi tutto offrirsi come esperienza: esperienza poetica condivisa da una comunità di attori e spettatori. Quello che ci proponiamo con questo progetto è innanzi tutto, infatti, di trasferire il bagaglio di esperienza teatrale maturata in questi anni con i nostri lavori sulla relazione ravvicinata con gli spettatori (la Tetralogia del Lemming), da ogni singolo spettatore partecipante al corpo di una più larga comunità.