(1995)
Faust
interpreti Luigi Marangoni Faust, Cristiano Cattin Mefistofele, Elena Giusti Margherita, Tierry Parmentier Lo Spirito
presenze Fiorella Tommasini, Antonia Bertagnon, Simonetta Rovere, Marco Farinella, Marcello Ferrari
musicisti Domenico Banzola (flauto), Stefano Romani (oboe), Alessandra Targa (arpa), Giorgio Panagin (chitarra), Vittorio Piombo (violoncello), Franco Catalini (contrabbasso), Tiziano Negrello (percussioni), Barbara Fortin (voce)
direttore Marco Berdondini
costumi Thierry Parmentier
luci Francesco Piva
assistenza tecnica Marcello Ferrari e Roberto Domeneghetti
musiche e regia Massimo Munaro
prima rappresentazione:
versione itinerante, Festival di Montone (Teramo), agosto 1995
versione teatrale, Teatro Alcione, Verona, 3 maggio 1996
dal foglio di sala di FAUST per la versione teatrale- 1996
il segreto del cercare è che non si trova
Il progetto di questo spettacolo risale al 1992.
Ci affascinava l'idea di un mito che, quasi come una presenza archetipale, era riuscito ad attraversare (da Marlowe, a Goethe fino a Pessoa) gran parte della tradizione culturale occidentale.
La figura di FAUST, cioé quella di un ricercatore che al termine del suo cammino non riesce a stringere fra le mani nient'altro che il vuoto - un vuoto nulla risponde a un infinito niente - ci sembrava perfetto paradigma della nostra cultura e in qualche misura anche della nostra condizione di teatranti.
Come l'esoterismo di FAUST anche il nostro teatro dovrebbe celare un sapere che invece non possiede: perché appunto il segreto del cercare é che non si trova.
Nella prima versione definitiva di questo spettacolo, che risale a un anno fa, fummo spinti a tentare una riflessione sulle stesse forme, sui linguaggi, e sui sensi che la sapienza teatrale era andata via via elaborando fino ad allora. Quello spettacolo in forma itinerante costringeva gli spettatori a seguire fisicamente il viaggio di FAUST attraverso spostamenti di luogo che corrispondevano ai tre momenti fondanti del mito (il patto col diavolo, la storia d'amore con Margherita, la morte di FAUST) e a tre diversi approcci stilistici. Ci divertimmo ad investire la narrazione di continui paradossi strutturali, al punto che lo sviluppo narrativo andava sempre più dissolvendosi piuttosto che dipanandosi.
In questa versione, per un unico spazio scenico, abbiamo cercato di raggiungere una maggiore coesione strutturale: tutto resta sospeso in una dimensione onirica, tutto, in qualche modo é come già avvenuto. Si tratta perciò di un sogno, in cui, per una volta, allo spettatore é permesso di conoscere e di rivivere le cause che lo hanno generato.
Alla figura di MEFISTOFELE abbiamo contrapposto quella de LO SPIRITO. La loro lotta, che attraversa l'intero spettacolo, la lotta fra l'Angelo e il Diavolo, appare in definitiva come una lotta fra le due parti opposte di FAUST. Non é solo una lotta per l'anima di FAUST é una lotta nella sua anima.