L'attore
"Ciò che rimane quando tutto perisce è il volto delle cose così come sono.
Quando non c’è alcun luogo dove volgersi ri-volgiti al volto che ti sta dinanzi
guarda in faccia il mondo."
(James Hillman, L’anima del mondo e il pensiero del cuore)
Per ricerca teatrale si intende un lavoro che implica uno sguardo personale sull'arte dell'attore. Questo sguardo rifiuta la dimensione egoica e narcisista che riduce l'attore spesso ad un meroguitto che si pavoneggia per un’ora sulla scena e di cui poi non si sa più nulla (W.S.), quanto piuttosto si rivolge ad una pratica che fa dell'attore, anche in senso etimologico, una guida – colui che conduce lo spettatore in quell’altrove che costituisce da sempre lo spazio del teatro.
Per ricerca tetarale si intende quel teatro che persegue:
- l'autonomia del linguaggio scenico dal testo teatrale;
- la ridefinizione dello spazio scenico;
- la riformulazione della presenza e dello sguardo dello spettatore;
- una pedagogia originale sull'attore;
- un legame che unisce gli attori al progetto del gruppo;
- un processo e tempi di lavoro che consentano una reale ricerca.
lo spettatore
Lo spettatore non si colloca nella distanza della coscienza estetica,
che apprezza solo l'arte della rappresentazione,
ma nella comunione del vero assistere
Hans-Georg Gadamer, Verità e Metodo
Per ricerca teatrale si intende un lavoro che conduce alla riformulazione della presenza e dello sguardo dello spettatore. All'opposto di un visione unidimensionale pensata per la massa anonima del pubblico, in questi lavori viene favorita la percezione di ogni singolo spettatore partecipante, nella diversità e molteplicità dei punti di vista.
Per ricerca teatrale si intende quel teatro che persegue:
- l'autonomia del linguaggio scenico dal testo teatrale;
- la ridefinizione dello spazio scenico;
- la riformulazione della presenza e dello sguardo dello spettatore;
- una pedagogia originale sull'attore;
- un legame che unisce gli attori al progetto del gruppo;
- un processo e tempi di lavoro che consentano una reale ricerca.
Momo
con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini, Mario Previato drammaturgia,musiche e regia Massimo Munaro
Risplende la tua luce nel buio della via
non so di dove vieni e neppure chi tu sia
sembri così vicina e sei così lontana
non conosco il tuo nome, so solo che sei bella
e dovunque ti trovi e chiunque tu sia
scintilla scintilla piccola stella.
(da un’antica nenia irlandese)
Lo spettacolo è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Michael Ende. Momo è una ragazzina che vive tutta sola all’interno di un teatro nella periferia di una città. Gli abitanti del quartiere si prendono cura di Momo e tutti la vanno a trovare. Infatti la bambina ha una specie di dono: Momo è in grado di ascoltare. Gli adulti la cercano per parlare, i bambini per giocare. Ma ben presto accade qualcosa di molto strano, tutti sembrano sempre più indaffarati e non hanno più tempo da dedicargli. In città sono arrivati gli Uomini Grigi che rubano il tempo agli adulti facendo credere loro che esso venga depositato in banche speciali. Di fronte all’invasione degli Uomini Grigi, Momo, con l’aiuto di Mastro Hora, il Maestro del Tempo, e di Cassiopea, una tartaruga molto particolare, salverà se stessa e la città da questa terribile oppressione. Quest’avventura, seppur piena di pericoli, permetterà alla bambina di scoprire i segreti del Tempo. La storia di MOMO è quella di una bambina che, con la forza dell’innocenza e dell’immaginazione, si ribella ai ritmi di vita e alla freddezza della società moderna. Il racconto difende i valori dell’infanzia e rivela l’inconsapevole saggezza dei bambini. Per la piccola MOMO, infatti, la fantasia, il saper ascoltare, il saper dare attenzione alle piccole cose, il prendersi cura, diventano armi vincenti contro la frenesia e il consumismo della società dei “grandi”.
E’ la seconda volta che dedichiamo uno spettacolo al pubblico dell’infanzia. Con L’ODISSEA DEI BAMBINI avevamo pensato ad una sorta di piccola iniziazione al teatro (e alla vita) per il piccolo Odisseo, costruendo per un gruppo di 20 bambini un viaggio sensoriale fra oscurità, magia ed immaginazione. Con MOMO l’avventura si estende ad una comunità molto più numerosa e composita. Si tratta, per me, in particolare, di un omaggio agli attori del Lemming, lanciati in un’avventura per loro del tutto inedita, e, insieme, di un omaggio al Teatro, perché Momo resta prototipo di quella capacità di concretizzare con semplicità ascolto e magia che pure resta l’obbiettivo, spesso inattuato, del teatro.
FRAMMENTI - Concerto scenico dal Lemming
con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini
musica e regia Massimo Munaro
Abbiamo constatato che all’uscita dei nostri spettacoli, gli spettatori, dato l’elevato grado di coinvolgimento, spesso non riescono a cogliere fino in fondo il filo delle parole, dei suoni, delle musiche. Questo accade perché la poetica che attraversa dagli esordi il lavoro del Lemming è caratterizzata proprio dal tentativo di immergere lo spettatore nel flusso emotivo di un evento in cui la parola non vale più di uno sguardo, di una carezza, di un’immagine, di un profumo. Sottoposto ad una sorta di accecamento, ad un vero e proprio bombardamento sensoriale, lo spettatore si ritrova a vivere un’esperienza fortemente onirica, con la sensazione, simile a quella del risveglio da un sogno, di avere come perso qualcosa.
Questo lavoro propone invece una sorta di drastica riduzione rispetto alla normale complessità del nostro linguaggio. Ciò consente allo spettatore di potersi concentrare, rispetto alla pienezza vorticosa di una sinestesia sensoriale, sull’unico senso dell’udito. E’ una riduzione che apre però altri varchi, altre vertigini, altri acceccamenti.
D’altra parte questo lavoro propone anche un possibile attraversamento della nostra attività produttiva: una piccola antologia, appunto, di parole e musiche dal Lemming - in realtà una delle tante possibili, in un materiale quasi inesauribile accumulato in venticinque anni di attività e ricerca.
Per chi conosce il nostro lavoro sarà un modo di poter riattraversare suggestioni che riverberano inevitabilmente di altre suggestioni; per chi ci incontra per la prima volta suggeriamo la possibilità di lasciarsi attraversare da un piccolo incantamento.
Questi quattordici frammenti disegnano, infatti, un viaggio nella memoria di ciascuno di noi, stanze dell’anima, perle di una collana che affida ad ogni spettatore il compito di ricostruirne il filo.
Nel Simposio Platone riporta un mito affascinante sull’essenza dell’amore, che in qualche modo vale, per noi, anche per l’essenza del teatro.
Egli racconta come gli uomini fossero originariamente degli esseri sferici; ma poi, per punirli della loro tracotanza, gli dei li tagliarono a metà. Da allora ciascun uomo cerca nell’altro il proprio completamento. E proprio questo è l’amore: l’attesa di qualcuno, del frammento che incontrandoci sappia completarci. Così l’esperienza di un’opera d’arte rappresenta solo un frammento di essere, che solo un essere a lui corrispondente può completare in un tutto e portare alla salvezza. Questo essere salvifico è per il teatro lo spettatore partecipante.
FRAMMENTI era, infine, anche il titolo del nostro primo spettacolo realizzato nel lontano 1987, un modo per riaffermare la continuità di una poetica alla quale, seppure declinata in modi sempre diversi, siamo rimasti, a modo nostro, ostinatamente fedeli.
Il nostro lavoro è, a suo modo infatti, come sempre, costruzione di mondo: un tentativo di costruire un ordine a tutto ciò che si frantuma. Sta a chi lo riceve deciderne l’esito. Come la chiave di quell’impossibile soluzione all’enigma che noi siamo a noi stessi.
Leggi un estratto della rassegna stampa
I cinque sensi più uno: la porta dell'anima
Nella metodologia studiata e applicata dal Lemming, il corpo nella pienezza dei suoi cinque sensi diviene la porta dell'anima e del sogno. Esso è quindi il principale strumento di lavoro dell'attore-artigiano.
Se l'anima, la psyche aristotelica, non può esistere senza un corpo vivente, i sensi sono la via di accesso ad un universo immaginale ed archetipico, indispensabile all'attore per giungere alla creazione e all'immedesimazione. Attraverso i sensi è possibile accedere ad una fonte di ispirazione primaria che James Hillman chiamava l'anima ancestrale del mondo.
Contatti
Il Teatro del Lemming ha sede presso il Teatro Studio in Viale Oroboni, 14 a Rovigo.
Tel. 0425 070643
Fax 0425 070477
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be@home sette residenze per la ricerca teatrale
Sono 70 le proposte che abbiamo ricevuto per il progetto di residenze che tra poco meno di un mese partirà al Teatro Studio di Rovigo. 70 progetti arrivati da ogni parte d'Italia e d'Europa che propongono altrettanti modi di intendere e di praticare una possibile ricerca teatrale. Non possiamo che essere sbalorditi di una così numerosa risposta, che ci sta impegnando più del previsto nella scelta. Un doveroso ringraziamento va ai partecipanti e un sentito invito a tutti a seguirci durante questo progetto.
Progetto realizzato grazie al contributo di
Fondazione Cariparo nell'ambito del bando CulturalMente - nuovi linguaggi d'arte
MUSICHE DEL TEMPO
con Massimo Munaro pianoforte e voce recitante e Laura Bisceglia violoncello e canto
testi di Marcel Proust e Marco Munaro
musica e regia di Massimo Munaro
n.b. lo spettatore deve portare con se una coperta
Il Concerto scenico propone, per la prima volta, un attraversamento delle musiche originali che Massimo Munaro ha composto nel corso degli anni per il Lemming. Queste musiche sono qui eseguite dal vivo, in una nuova versione per pianoforte, violoncello e voce.
Se la musica, così come il teatro, non è che una dinamica del tempo, un modo di scrivere il tempo, queste musiche cercano di esplorare quello spazio che risulta incorruttibile rispetto all’invecchiamento e alla morte. Come sempre accade, però, nei lavori del Lemming non si tratta per gli spettatori semplicemente di assistere ad uno spettacolo, quanto piuttosto di essere completamente immersi all'interno dell'opera. Si tratta di vivere un'esperienza.