Su "Il rasoio di occam" l'interessante articolo di Giacomo Fronzi sul Teatro del Lemming. Il Teatro del Lemming. Teoria e pratica di un'estetica estrema

 

Giacomo Fronzi (1981), laureato in Filosofia (Lecce) e in Musicologia (Venezia), è dottore di ricerca in Etica e antropologia filosofica all’Università del Salento, dove svolge attività di ricerca presso la cattedra di Estetica. Si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio “T. Schipa” di Lecce. Si interessa prevalentemente di estetica contemporanea e filosofia della musica. Cura la rubrica “Eikon. Riflessione estetica, immagini e immaginari” de “Il rasoio di Occam” (MicroMega). Oltre ad articoli e saggi su riviste nazionali ed internazionali, ha curato il volumeJohn Cage. Una rivoluzione lunga cent’anni (Milano 2012) e pubblicato i volumiEtica ed estetica della relazione (Milano 2009),Contaminazioni. Esperienze estetiche nella contemporaneità (Milano 2010),Theodor W. Adorno. Pensiero critico e musica (Milano 2011),Electrosound. Storia ed estetica della musica elettroacustica (Torino 2013).

 

DOTAZIONE TECNICA del TEATRO STUDIO

SPAZIO SCENICO

                Palco 10 m X 10 m (allungabile di altri 4 metri oltre il fondale)

                Quintatura nera black-box

                Tappeto danza pvc nero

Capienza del teatro: 256 posti dei quali 130 in gradinata

PARCO LUCI

Dimmer: DMX EURORACK60 - ADB 24 Canali 2,5 Kw Cablati + 24 Canali Liberi

              DMX Digifactor Club 6 × 2 – Coemar da 2,5 Kw

Consol Luci: ADB Tango 48 doppio banco 24 + 24 Canali

                    Coemar 12 canali

Fari:

- 18 PC Spotlight 1000W

- 6 PC Coemar 1000W

- 4 PC Spotlight 2000W

- 4 Sagomatori Spotlight 1000W

- 1 Sagomatore ETC 750W

- 10 Domino Spotlight 1000W

- 10 PAR 64 con Lampada CP/60 1000W

- 2 PAR 36 con Lampada 30W

- Diaframmi, porta-gelatine, gelatine, bandiere, prolunghe…

AUDIO

Mixer: 1 Mackie VLZ-Pro 16 Canali

 1 Mackie VLZ-Pro 6 Canali

Diffusori: 2 Mackie SRM 450W

          2 FBT Jolly 200W

          2 Montarbo 100W

1 Lettore CD Sony

1 Lettore CD Yamaha

1 Lettore DVD Sharp

1 Lettore DAT Sony

2 Microfoni SHURE SM 58 – Lce

Link sul palco canali: 8 out / 16 in

Portata americane

1° americana: 150 kg

2° e 3° americana: 120 kg

( 20 kg al m)

 

 

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NOIA DI STATO / STATO D'ASSEDIO



Era l'ottobre del 1920. Vsevolod Mejerchol'd proclamava l'”Ottobre teatrale”, la rivolta completa del teatro. In quegli anni, in Russia, la gente soffriva davvero: il cibo scarseggiava, si moriva di freddo. Eppure, in questo sfondo di desolazione e miseria, il teatro conosceva uno dei suoi periodi di massima vitalità: si credeva profondamente nel suo valore sociale e politico, nella sua forza dirompente, nelle sue potenzialità rimaste inespresse. 
È ancora ottobre, sono passati quasi novant’anni da allora, e lo scenario teatrale, oltre che quello politico, ci appare quasi antitetico: mentre assistiamo in Italia al progressivo restringimento di libertà fondamentali i teatri occupano le città per lo più come semplici luoghi di intrattenimento, spazi di consumo perfettamente innocui inseriti all'interno del “mercato”. Sempre più si parla di imprenditoria dello spettacolo, di mode e di tendenze e il pubblico, all'uscita dalle sale, ci appare tutt’altro che sconvolto o turbato, semmai si mostra annoiato, indifferente, tranquillo. 
È da tempo – da troppo tempo – che un teatro come esplorazione della condizione umana, coscienza critica sulle condizioni del mondo, commento metasociale, terreno fertile in cui far crescere nuovi modelli capaci di retroagire sulla vita ordinaria sembra del tutto scomparso, siamo solo in grado di leggerne la favola negli scritti teorici degli studiosi. 
Eppure, in questo freddo ottobre, stanno succedendo dei piccoli avvenimenti che sembrano incrinare lo stagno: uno spettacolo viene censurato a Chivasso (è il caso del Teatro a Canone a cui il Sindaco ha impedito il debutto nel teatro della città per il solo fatto di avere come tema la vita della brigatista Mara Cagol), un altro a Feltre sovverte le convenzioni teatrali suscitando polemiche e discussioni (è il caso della nostra Antigone dove l’organizzatore della Rassegna attacca sui giornali, per degli immaginari sputi al pubblico, uno spettacolo che lui stesso ha invitato, e che con ogni probabilità non ha nemmeno visto, ma che pure avverte come destabilizzante per il “suo” pubblico). Dalla pagina dedicata alla cultura, il teatro finisce così nelle pagine della cronaca e dell'attualità. 
Sono due episodi che sarebbe facile liquidare come semplice “piccolezze” da provincia, ma che suonano anche come presagi, piccoli avvertimenti, di una condizione generale italiana che anche i teatri cominciano ad avvertire. 
Trovarsi al centro di queste polemiche non è facile e comporta gravosi problemi: viviamo sicuramente in un periodo dove essere al di fuori delle norme e delle convenzioni viene catalogato come pericoloso, indecente, da evitare, ghettizzare, certo da non promuovere. Sarebbe molto più semplice attenersi alle abitudini, rispettare gli schemi, seguire le mode, non disturbare, non provocare, non scuotere il pensiero e, soprattutto, le emozioni. Così, d'altronde, fa la maggioranza di noi. 
Di fronte ad una censura o ad una polemica pubblica, sarebbe più conveniente, di questi tempi, chiedere scusa, rinunciare ad un banale spettacolo, adeguarsi. Sarebbe la strada più comoda sospesi come siamo tra gli annunciati tagli ministeriali e i ricatti di un potere diffuso che cerca consensi e non certo polemiche.
Ma per chi fa teatro e nel teatro ci crede, come può non accendersi una luce nel momento in cui il teatro smette di essere innocuo e viene riconosciuto finalmente nella sua natura dirompente, una natura che è in grado di scuotere gli animi, di creare spazi di discussione, di dialogo e di riflessione pubblica? Come si può non sperare, piuttosto che disperare, nel momento in cui la teoria si fa pratica? 
A Chivasso un comitato civico si è costituito per sostenere le ragioni della libertà di espressione di un gruppo teatrale, a Feltre il pubblico è rimasto in teatro per oltre cinquanta minuti alla fine dello spettacolo a discutere, a confrontarsi, a parlarsi.
Viviamo sicuramente in tempi freddi e bui in cui la parola crisi abita le bocche di tutti e risuona nelle orecchie del mondo. Lamentiamo continuamente di sentirci incapaci di agire, di concretizzare i nostri pensieri, ci sentiamo prigionieri di una realtà su cui non sappiamo come intervenire. Di fronte a tutto ciò, gli episodi sopra riportati dovrebbero, oltre che allarmarci, farci riflettere, poiché essi finalmente ci dimostrano che il teatro, può essere ancora uno strumento in grado di intervenire attivamente sulla realtà, di turbarla e, forse persino di contribuire a trasformarla. 
Ai teatri che ci vivono accanto, in tempi in cui è facile arrendersi e tradirsi, vogliamo ricordare che ognuno di noi detiene una profonda responsabilità. Gli artisti e gli intellettuali indipendenti sono infatti fra le poche personalità rimaste in grado di opporsi e di combattere la normalizzazione, e quindi le cose che vivono di vita autentica. E’ indispensabile che non venga mai meno la consapevolezza che la funzione dei teatri, o almeno quelli d’Arte, è quella di sollevare pubblicamente questioni provocatorie (e non di rassicurare gli abbonati), di sfidare ortodossie e dogmi (e non di generarne), perché il teatro ancora oggi trova la sua ragione d’essere solo nel fatto di rappresentare inquietudini e conflitti che pertengono alla natura dell’uomo e che ancora si manifestano nel nostro tempo. E’ proprio quando una crisi si manifesta che il teatro deve rivelarsi nella sua natura destabilizzante di specchio critico del mondo.

In continuità con L'EDIPO DEI MILLE, NEL SEGNO DI DIONISO si caratterizza come un progetto che è insieme una straordinaria occasione pedagogica e uno straordinario evento artistico, portando dei giovani allievi a realizzare lo spettacolo del Teatro del Lemming DIONISO E PENTEO – Tragedia del Teatro per 10 giorni consecutivi tra Venezia e Mestre. 
DIONISO E PENTEO – Tragedia del Teatro è uno degli spettacoli-manifesto del Teatro del Lemming, seconda tappa della Tetralogia sul Mito e lo Spettatore, in cui gli spettatori vengono coinvolti drammaturgicamente e sensorialmente all'interno dell'evento scenico. Si tratta di un lavoro per sette spettatori per volta che ri-vivono sul loro corpo le tappe della relazione tragica, riportata nelle BACCANTI da Euripide, che lega Dioniso, per i Greci il dio del teatro, a Penteo, prototipo dello spettatore moderno. 

Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configurava essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità (“io ti vedo mentre tu mi vedi”), come rito collettivo il cui telos era quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto. 
Questa relazione si dà invece come impossibilità ne “Le Baccanti” di Euripide. La relazione, infatti, è qui oppositiva, lo sguardo si fa distaccato, voyeuristico e ciò rende impossibile ogni reciprocità, ogni tensione ad una reale unione. Le tensioni si polarizzano senza dar luogo a nessuna congiunzione. Agave e Penteo sono madre e figlio. Accomunati dalla stessa hybris che infondo consiste nel non riconoscimento del proprio lato numinoso (Dioniso era un loro stretto consanguineo). 
Fra l’isteria della menade Agave che giunge a non riconoscere il figlio e a sbranarlo, e il presunto bisogno di ordine razionale di Penteo che giunge a desiderare di vedere senza essere visto (prototipo dello spettatore moderno) quelle che per lui sono solo agognate sconcezze erotiche, c’è una uguaglianza di segni: entrambi sono strumenti inconsapevoli della vendetta del dio. 
DIONISO e PENTEO non può essere così uno spettacolo compiutamente e felicemente dionisiaco, perché qui esso potrà manifestarsi soltanto come vendetta. Vendetta contro attori e spettatori, polarizzati in uno statuto che, per quanto potrà apparire abolito, verrà riaffermato proprio mentre sembrerà capovolgersi. 
La distorsione relazionale - che qui porta al suo dissolvimento completo - nasce dal rifiuto di riconoscere l’altro in noi, dal rifiuto e dalla negazione dei nostri istinti e desideri profondi che tornano a sbranarci non appena rifiutiamo di riconoscerli come tali.

LEMMING nel segno di dionisio ic02

Teatro del Lemming

cell. 327 3952110

mail. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(2013)

GIULIETTA E ROMEO - Lettere dal mondo liquido

con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Tolja Djokovic, Dimitrios Ioannis Papabasileiou, Maria Grazia Bardascino

regia Chiara Elisa Rossini, Massimo Munaro

musiche Massimo Munaro

Prima Rappresntazione: Mestre, Teatro Toniolo 16 maggio 2013

(2013)

SOGNO DENTRO SOGNO - Opera in un atto e sette quadri

Con: Jacopo Pesiri, Chiara Elisa Rossini, Alessio Papa, Cristina Barbiero, Maria Grazia Bardascino, Marina Carluccio, Tolija Djokovic, Dimitrios Ioannis Papabasileiou
gruppo da camera e voci dei conservatori di Castelfranco Veneto e Rovigo

Direzione musicale: Bernardino Beggio
Scene: Martino Ferrari – Ricostruite da: Luigi Troncon, Giorgio Mazzon

Musica e regia: Massimo Munaro

Produzione: Teatro del Lemming, in collaborazione con i Conservatori di Castelfranco Veneto e di Rovigo con il sostegno e contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Progetto CulturalMente- Nuovi Linguaggi d'Arte

Prima Rappresntazione: Rovigo, Teatro Studio 26 aprile 2013

(2011)

FRAMMENTI - Concerto scenico dal Lemming

con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini
musica e regia Massimo Munaro

Prima Rappresntazione: Rovigo, Teatro Studio 8 ottobre 2011

 

IL PAESAGGIO MANCANTE (1989)
interpreti Thierry Parmentier
Pia Russo, Fiorella Tommasini, Cristina Finato, Antonia Bertagnon, Patrizia Baratto, Giuliana Perin, Anna Coin, Angela Tosatto, Paola Nalin, Sofia Nicoli, Silvia Buson, Giorgia Baratella, Elena Chines, Anna Verza, Rosanna Lazzari, Michelina Di Gaetano, Sabrina Tommasini,
voce narrante Antonia Bertagnon
riprese e montaggio Roberto Domeneghetti, Martino Ferrari e Massimo Munaro
musiche e regìa Massimo Munaro


LA SCATOLA DI FRISCH (1992)
Con Antonia Bertagnon, Cristiano Cattin, Fedrica Bernardinello, Francesco Piva, Franco Cecchetto, Marco Farinella, Marzia Callegarin, Marcello Ferrari, Simonetta Rovere, Marco Farinella, Nadia Poletti, Nicola Quadrelli, Paola Buoso, Roberto Ragazzoni, Vilma Sigolo
Riprese Roberto Domeneghetti e Martino Ferrari
Montaggio Roberto Domeneghetti e Martino Ferrari
Musiche Massimo Munaro
Regìa Martino Ferrari


IL GALILEO DELLE API - A M. (1996)
Con Antonia Bertagnon, Luigi Marangoni, Fiorella Tommasini, Barbara Chinaglia, Simonetta Rovere, Marco Farinella, Nicola Poli e attori del Laboratorio del Teatro del Lemming
riprese Otello Galasso e Roberto Domeneghetti
montaggio Giorgio Sarti
aiuto regìa Roberto Domeneghetti
musica e regìa Massimo Munaro

 

INFERNO - Canti I - IX (2003)
Con
Antonia Bertagnon, Luca Brinchi, Marco Cantori, Franco Cecchetto, Salvo Lo Presti, Elena Manfredi, Veronica Mulotti, Fiorella Tommasini, Roberta Zanardo
Musica e Regia Massimo Munaro

 

AMLETO (2010)
con Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Katia Raguso, Federica Festa, Mario Previato, Alessio Papa, Andrea Dellai, Boris Ventura, Giovanni Refosco e ZOE pesce
riprese Alessandro Gasperotto, Simone Pizzardo e Ludovico Guglielmo
musica e regia Massimo Munaro

WS TEMPEST (2016)
con Alessio Papa, Alessandro Sanmartin, Andrea Zanforlin, Boris Ventura, Diana Ferrantini, Maria Grazia Bardascino, Marina Carluccio, Katia Raguso
voce Alessandro Sanmartin e Massimo Munaro
musica Max Richter
riprese Anna Casazza, Chiara Elisa Rossini
su parole di William Shakespeare, Nadia Fusini, Massimo Munaro
montaggio e regia Massimo Munaro

 

 

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