Nel 2012 il Teatro del lemming vince il bando Culturalmente promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con un progetto pedagogico-spettacolare. Coinvolgento alcuni allievi attori assieme agli attori della Compagnia e agli allievi del Conservatorio Venezze di Rovigo e Steffani di Castelfranco Veneto, realizza l'Opera Sogno dentro Sogno.

 

Sinossi

 

Di chi è lo sguardo
che guarda coi miei occhi?
Quando penso che vedo,
chi continua a vedere
mentre sto pensando?
Fernando Pessoa, La Mummia

Sogno dentro sogno è un opera originale composta e diretta da Massimo Munaro, regista dal Teatro del Lemming su un libretto di Martino Ferrari. La struttura prende spunto dall'omonimo spettacolo del 1989 che valse alla neonata compagnia Teatro del Lemming il riconoscimento della critica nazionale. Dello spettacolo originale l'opera conserva la suddivisione in scene, sette quadri che si incastrano l'uno con l'altro come in una partita a scacchi. L'incastro perfetto, la perfetta armonia delle arti anima ancora oggi l'intero progetto dell'Opera Sogno dentro sogno. Un'alchimia che può rendere il teatro il luogo della fusione perfetta delle arti sceniche presupposto dell'opera d'arte totale.
Sogno dentro sogno rappresenta, nella struttura ma anche nell'allestimento, nella drammaturgia come anche nella composizione, un'opera inedita ed inusuale rispetto al tradizionale repertorio lirico. I diversi linguaggi, quello del teatro, quello dell'opera finanche quello della danza, possono trovare in essa un nuovo intreccio pur mantenendo ciascuno il proprio segno caratteristico. Il risultato, dato dalla loro compenetrazione, diventa per lo spettatore la chiave per aprire il regno del sogno che è il palcoscenico.
Il pretesto narrativo della storia è estremamente semplice quanto estremamente complesso. Una nuova presenza giunge in un mondo estraneo e questo mondo comincia ad animarsi, a muoversi attorno al nuovo venuto. Inizialmente le azioni sembrano confuse, caotiche, come possono sembrare confuse le mosse di un giocoad un osservatore che non ne conosca le regole.
A tratti e in diversi momenti gli avvenimenti sembrano assumere una direzione precisa, prende corpo “la realtà” o un’illusione di essa. Jan, il protagonista, si trova a vivere una serie di situazioni diverse,ognuna delle quali offre una spiegazione di ciò che è avvenuto fino a quel momento. “Aveva battuto latesta e perso la memoria”, “aveva bevuto e sognava di aver perso la memoria”, “era pazzo e il resto erano sue allucinazioni”, ma nessuna di queste verità trova conferma.
Sogno dentro Sogno racconta la storia di una perdita, perdita di identità e perdita in un meccanismosempre più complesso, nel quale ci si trova costretti molto prima di averne intuito la logica. Il meccanismocostringe Jan a partecipare a situazioni che egli non capisce e di cui spesso è la vittima, la mancanteconoscenza di sé gli impedisce di non accettare tutto ciò.
Le emozioni che animano lo spettacolo possono appartenete al vissuto di chiunque: improvvisamenteciò che è conosciuto e familiare si allontana, diviene estraneo, minaccioso, gli elementi del reale si ricombinano in qualcosa di immaginario mantenendo però i propri contorni precisi e amplificandone la freddezza.
A partire dal campo tematico del sogno, o meglio dal rapporto sempre difficilmente distinguibile tra realtà e sogno, tra vita e teatro, la scena diventa il punto di osservazione dello spettatore dentro se stesso. Lo spazio del palcoscenico si trasforma nello spazio della coscienza, le domande del protagonista diventano le domande di ciascuno. In questo spazio i contorni del reale diventano labili, ciò che credevamo di sapere si rivela potenziale minaccia.
La narrazione procede per immagini, per quadri successivi ed istantanei, come in un sogno. Il percorso è analogo a quello che si ritrova nella Xilografia “Sogno” di Maurits Cornelis Escher, qui riportata,e alla quale si fa riferimento in alcuni punti dello spettacolo, raccontandone in un certo senso la storia. Si susseguono, in questo modo, sette quadri definiti da sette scene, incastrate una sull'altra come in una partita a scacchi, dove ciascuna sembra dare apparentemente la soluzione all'enigma aperto dalla precedente, ma che finisce per sprofondarci ancora di più all'interno.
La musica, estremamente iterativa eppure sempre aperta al canto, scandisce l'intero incedere della storia. Qui la musica incarna il ruolo di deus ex machina, il burattinaio che costringe i personaggi a muoversi come pedine. Gli attori pur senza danzare si muovono in perfetta sincronia con la musica, al punto che la musica viene percepita come il motore stesso del movimento.
I testi utilizzati nell'Opera sono per lo più di Georg Büchner e Fernando Pessoa, si conservano alcuni frammenti di dialoghi dal romanzo “Il lungo sonno” di John Hill, da cui è partita la costruzione dello spettacolo e dicui rimangono alcuni elementi della struttura narrativa. A seconda delle possibilità produttive è possibile tradurre i testi cantati in greco, oppure mantenere la lingua originale italiana utilizzando i sottotitoli.

Il progetto pedagogico

Con quale gesto d’anima
muovo il passo di me
sino al possesso del corpo d’altri,
orribilmente vivo,
cosciente, attento a me,
così se stesso come io sono io.
(Fernando Pessoa, da La Mummia)

 

Rimasta nel cassetto per tutti questi anni, la realizzazione di questo progetto segna per il Lemming un momento importante del proprio personale sviluppo artistico, oltre che il desiderio di tornare con una nuova consapevolezza a questo germoglio pieno di vita. Il progetto contiene, infatti, anche una scommessa: quella di fondare una personale pratica di teatro d’opera a partire da un linguaggio teatrale non tradizionale – come troppo sovente avviene - ma in linea con gli sviluppi della pratica teatrale di questo nuovo secolo.
Nel progetto co-produttivo il Teatro del Lemming si è occupato della parte teatrale dell’allestimento (regia, scene, costumi, luci) mentre i due Conservatori della parte musicale (orchestra e cantanti).

Gli attori e gli allievi coinvolti sono stati: Chiara Elisa Rossini, Maria Grazia bardascino, Alessio Papa, Tolja Djokovic, Cristina Barbiero, Marina Carluccio, Dimitios Ioannis Papabasileiou.

Le musiche sono state eseguite dal GMCS - Gruppo di Musica Contemporanea Staffani di Castelfranco: Tommaso Antonucci (oboe), Saul Carraro (clarinetto e clarinetto basso), Kalman Tabanyi (violino), Simone Siviero (viola), Emmanuele Praticelli (violoncello), Edoardo Favarin (percussioni), Riccardo Massolin (pianoforte), con la direzione di Bernardino Beggio.

Le voci, Jacopo Presiri (tenore), Marton Kovacs (baritono), Giulia Pattaro (soprano), Francesco Toso (baritono),  sono state di allievi e neo-diplomati del Conservatorio di rovigo.


 

 

 

 

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