A porte chiuse

IL ROVESCIO E IL DIRITTO - Parte I

 

con Alessio Papa, Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Natascia Tommasini, Massimo Munaro

musica e regia Massimo Munaro

Dopo la Tetralogia dedicata al mito greco, che prevedeva il coinvolgimento diretto e sensoriale del singolo spettatore partecipante, e dopo la lunga gestazione di NEKYIA - Inferno Purgatorio Paradiso, questo nuovo lavoro può essere pensato come prima tappa di un dittico che il nostro gruppo intende realizzare attorno alle Cantiche Dantesche.
Prendendo come riferimento il pensiero esistenzialista francese si tratta qui, infatti, di ripensare l’avventura Dantesca come attraversamento possibile della condizione esistenziale umana.

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Questo lavoro prende come oggetto d’indagine, in modo piuttosto inedito per noi, un testo teatrale: Huis Clos - PORTA CHIUSA di Jean Paul Sartre.
Pur volendo restare assolutamente fedeli allo spirito del testo e del pensiero sartiano, questo lavoro, per così dire, ne reinventa la lettera.
I tre personaggi Sartriani, un uomo e due donne, (Giuseppe Garsino, Ines Serrano, Stella Rigolti – che qui affermano l’appartenenza geografica e linguistica alle nostre terre) sono nel nostro lavoro letteralmente esplosi in una duplicità di presenze.

L’identità di ciascuno appare così, palesemente, attraverso queste molteplicità di piani, nella propria autentica complessità.

All’ambientazione a scena fissa che Sartre immagina Secondo Impero, segue qui invece un succedersi, per gli attori e gli spettatori, di quattro ambienti diversi: la sala teatrale, una cucina, una piccolissima camera da letto, lo spazio aperto del teatro davanti ad una strada – a palesare lo sprofondare, nella ripetizione, sempre più in una dimensione infera e soffocante che è esattamente pari a quella delle nostre vite.

Lo spettatore, l’Altro per antonomasia, è drammaturgicamente pensato nel suo essere vivo in questo spazio di morti. Egli è un invisibile visitatore. La sua presenza finisce però per essere sempre più gravida di responsabilità.
Come sempre il Teatro suggerisce questa possibilità impossibile di incontro e di relazione, proponendo, qui in modo sottile ed ambiguo, una elementare ed implacabile reversibilità dei ruoli. Il cerchio, per una volta, non si chiude e il teatro sembra voler proiettarsi direttamente nella vita degli spettatori coinvolti.
Ma, infine, se “l’Inferno sono gli Altri”, gli Altri appaiono, Sartrianamente, anche l’unica via di accesso ad un qualunque possibile immaginato paradiso.

Lemming

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