IVREA Cinquanta –  la ferita del nuovo

di Massimo Munaro

 

Vorrei proporre, nell’ambito di questo incontro1, una breve riflessione sul concetto di "nuovo teatro" che, io credo, sia andato sempre più costituendosi come "Teatro del margine" o "della ferita". Innanzi tutto mi sembra che la parola “nuovo” associata a teatro sia piuttosto imprecisa quando non sospetta: è evidente che non può essere considerato nuovo qualcosa che, come nel nostro caso2, continua a trasmettersi o a perdurare da cinquant’anni. E poi si dice nuovo, normalmente, ciò che sostituisce il vecchio. Una nuova macchina sostituisce una vecchia, la più recente versione di un software aggiorna la precedente, e così via. Ora è invece evidente che semmai per il teatro è accaduto il contrario: è piuttosto il vecchio teatro, che sembra aver seppellito il nuovo.

Si deve prendere atto che nell’immaginario collettivo, cioè nella percezione della maggioranza dei cittadini, il teatro è rimasto, essenzialmente, il luogo in cui un attore declama dei testi: è Gabriele Lavia piuttosto che Tadeusz Kantor, Gigi Proietti piuttosto che Romeo Castellucci. E così, parallelamente, più che sul nuovo, il sistema teatrale si è andato consolidando attorno alle roccaforti del vecchio, così come a lui appartengono le redini delle risorse economiche e delle grandi istituzioni.

C’è poi un’altra accezione della parola “nuovo” che a me pare divenuta oggi ancor più sospetta. Quella, cioè, che fa riferimento al nuovo per il nuovo, volto cioè a inseguire o a creare le mode, le nuove tendenze che cancellano in un attimo le precedenti per poi sparire anch’esse in brevissimo tempo dall’interesse generale. Piace a molti, ai critici, agli operatori, agli organizzatori teatrali, essere perennemente a caccia dell’ultima novità del momento, col risultato, per esempio, che i cartelloni dei principali Festival italiani sembrano spesso fotocopiati gli uni dagli altri.

Naturalmente occorre saper distinguere fra quella che rischia di essere una vuota frenesia del nuovo e la legittima necessità di sostenere un reale ricambio generazionale. Solo che questo ricambio, al di là dei tanti bandi e premi per Under 35, è nei fatti impedito, col risultato che i giovani gruppi, per lo più, invecchiano presto, mentre le strutture che avrebbero il compito di sostenerli restano inamovibili.

Corsi e ricorsi della storia. Il manifesto il Teatro esploso3 che avrebbe poi dato l’avvio al movimento dei Teatri Invisibili, presentato nel 1995 alla seconda edizione del Festival Opera Prima, che è stato in quegli anni un po’ la culla della generazione teatrale degli anni novanta, esordiva con una citazione dall’Ecclesiaste: “Una generazione viene e una generazione va, ma la terra rimane sempre la stessa”.  Come a dire: tutto cambia e non cambia mai nulla.

Piccola parentesi: infondo il nostro Manifesto a Rovigo partiva proprio dalle premesse di quel convegno degli anni sessanta e ce lo ricordava Franco Quadri che, sornione, distribuiva fotocopie del programma di Ivrea a questo e ad altri convegni successivi. A rileggere oggi la sfilza dei nomi che firmavano il Manifesto di Opera Prima (quasi quaranta) viene un po’ di tristezza. Che fine hanno fatto questi gruppi? Di molti, personalmente, ne ignoro completamente il destino. Fanno ancora teatro? ed in quali condizioni? Persino gruppi che sembravano godere di un successo già consolidato, come i catanesi di Segnale Mosso o gli emiliani della Nuovo Complesso Camerata, sembrano spariti dall’orizzonte mediatico e forse non solo da quello. D'altronde ogni generazione ha i suoi sommersi e i suoi salvati. O forse finiremo tutti con l’essere sommersi, se persino molti dei protagonisti dell’avanguardia degli anni sessanta (Vasilicò, Perlini, Carella), che siamo proprio qui portati a ricordare, se ne sono andati più o meno nel silenzio generale.

Naturalmente esiste un’accezione di “nuovo teatro” su cui dovremmo concordare più facilmente. Ed è quella che identifica il teatro che continua a sperimentare attorno ai nuclei fondamentali del linguaggio scenico: l’attore, lo spettatore, la loro relazione; ma anche lo spazio, il suono, la luce, la drammaturgia - da intendersi non come totem di un testo letterario da seguire ma come libera scrittura scenica. È appunto questa tradizione del nuovo che lega, nelle differenze anche antitetiche delle poetiche, la generazione di Ivrea a quelle successive, per quanto esse appaiono oggi seppellite da un teatro ancora legato ad una tradizione che legge la comunicazione autore – testo – regista - attore – spettatore in chiave piramidale e ottocentesca.

Eppure da cinquant’anni questo teatro esiste, resiste, anche se per lo più relegato alle periferie dell’impero. Ma d’altronde è proprio nei margini, nelle periferie, nei nascondimenti dell’anima, oltre che nell’indifferenza dei media, che il teatro rinasce e ritrova da sempre la sua necessità. Mi viene istintivo così, a proposito del nuovo teatro, parlare di Teatro “del Margine” o “della ferita”, perché questa ricerca è ancora in grado, a volte, di ustionare e di lanciare frecce dal suo corpo ferito.

Potremmo allora ancora ripetere, come a Ivrea, che la lotta per il teatro è qualcosa di molto più importante di una questione estetica: perché il teatro è uno dei pochi luoghi, come affermava quel manifesto, “in cui poter arrivare alla contestazione assoluta e totale”. E ognuno di noi sa quanto ne avremo bisogno.

Nell’omologazione che domina le scene e nel clima sempre più pesante che si respira in Italia e nel mondo, ci si può servire ancora del teatro “per insinuare dei dubbi, per rompere delle prospettive, per togliere delle maschere e mettere in moto qualche pensiero.” Per prendere in trappola la coscienza del re.

Un teatro che conservi il potere taumaturgico delle origini: un teatro che guarisca attraverso la ferita.

Massimo Munaro


1. Ci si riferisce al Convegno Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967-2017 organizzato a Genova, dal 5 al 7 maggio 2017, da Teatro Akropolis, Comune di Genova – Direzione Cultura, Palazzo ducale – Fondazione per la Cultura.

2. Nel giugno 1967 si tenne a Ivrea un convegno sul Nuovo Teatro, che riunì per la prima volta i protagonisti della neovanguardia italiana: da Carmelo Bene a Carlo Quartucci, da Mario Ricci a Giuliano Scabia, da Leo de Berardinis a Eugenio Barba. Sono stati chiamati gli “stati generali” della nuova scena nel nostro Paese.

3. Qui è possibile leggere il manifesto del Teatro Esploso e i suoi firmatari.

SIMONE WEIL concerto poetico

testi ed elaborazione poetica Ilaria Drago
musiche originali e sonorizzazioni Marco Guidi
con Ilaria Drago voce-live electronics

A poco più di cento anni dalla sua nascita, il corpo e la voce di Ilaria Drago e la musica di Marco Guidi mettono in scena il potente, ineguagliabile ritmo del cuore e del pensiero della donna che fu definita un miracolo dell'anima e della coscienza umana e uno degli ingegni più alti e puri di ogni tempo.

“Ho bisogno di passare fra gli uomini e confondermi con loro. Devo conoscerli ed amarli per come sono, se così non è, anche il mio amore non è... “
(S.Weil).

Attraverso la rilettura in forma contemporanea di una delle più grandi pensatrici, filosofe e poetesse del secolo scorso, la Compagnia Ilaria Drago presenta un progetto in forma di concerto-poetico utilizzando strumentazioni elettroniche dal vivo (live electronics), musica e rielaborazioni drammaturgiche, capaci di rendere la performance di lettura coinvolgente e fruibile. La forma che prende il concerto poetico è quella di una lunga lettera, l'ultima che si "ascolta ma non si legge" e che Simone scrive al suo unico amico e confidente, Padre Perrin, ripercorrendo le tappe principali della sua breve vita. La voce di Ilaria Drago si intreccia, si costruisce e corre parallelamente, alle note, suoni, rumori del musicista e compositore Marco Guidi, creando un unicum significante. Il tutto partendo dal pensiero e dalle parole di Simone Weil e dal lavoro di mediazione, rielaborazione, riscrittura che Ilaria Drago ha attuato su di esse. La musica di Marco Guidi è frutto di un’attenta ricerca di tutte quelle sonorità tipiche di certi contesti, ma anche evocative di stati emozionali: i canti dei lavoratori, i cori di bambini ebrei, i bombardamenti e gli aerei, le catene di montaggio… Suoni questi che hanno permesso di aprire uno spazio dove tutti possono riconoscere qualcosa della propria storia o memoria, perché, non identificando lo spazio geograficamente si può immaginare che uno spaccato di guerra o di fabbrica possa diventare ed essere ambiente comune a tutti in ogni tempo.


PRIMAVERA AB23 / vicenza 2017

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12 aprile 2017, ore 21.00
CARICHI SOSPESI
MENDING SONG

27 e 28 aprile 2017, ore 21.00
TEATRO DEL LEMMING 

ODISSEO. VIAGGIO NEL TEATRO

2 maggio 2017, ore 21.00
ILARIA DRAGO

SIMONE WEIL. CONCERTO POETICO

30 aprile e 1 maggio 2017
ILARIA DRAGO
WORKSHOP. Essere così è una vera grazia
Il senso nel viaggio. Pratiche quotidiane di arte ribelle.

dal 10 al 14 maggio 2017
TEATRO DEL LEMMING
Corso di formazione per attori
METAMORFOSI



BIGLIETTO unico € 12,00 (odisseo  € 15,00)

prenotazione obbligatoria per tutti gli spettacoli 327 3952110

 


INFORMAZIONI

TEATRO DEL LEMMING
Centro internazionale di produzione e ricerca - il teatro dello spettatore
AB23, contrà S.Ambrogio 23 - Vicenza

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E' una raccolta che riunisce alcune musiche che Massimo Munaro ha composto nel corso del tempo per il Lemming. 

"Se la musica, così come il teatro, non è che una dinamica, un modo di scrivere il tempo, queste musiche cercano di esplorare quello spazio che risulta incorruttibile rispetto all'invecchiamento e alla morte. E' come se ti invitassi ad entrare nella mia stanza della musica, nella mia stanza dei ricordi. Ma una volta entrato, ed accettato il semplice gioco, ecco che la stanza diventa la tua, ed ognuno viene rimandato immediatamente alla sua memoria, alle sue immagini, ai suoi ricordi personali. Eppure eccoci qui, come accade durante lo spettacolo, tutti insieme nel letto della Grande Madre: perché ogni ricordo non è mai tale se non è condiviso. "

MM

Et due voci
Edipo
Il canto di Beatrice
Il lago di sangue
Amore e Psiche
Spegnete le luci, ora è tardi
Io non sono senza te
L'amore che move il sole
Angelo
In memoriam
L'insostenibile leggerezza dell'essere
Cose della mia infanzia
Le stelle sono via di qui
Spegnete le luci

pianoforte e voce recitante Massimo Munaro
violoncello e canto Laura Bisceglia

parole di Massimo Munaro, Marco Munaro, Marcel Proust

 

per ordinare il CD potete cliccare qui.

TEATRO STUDIO - ROVIGO
febbraio / maggio 2017


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2 febbraio 2017, ore 21.00
TEATRO DEL LEMMING
ODISSEO_Viaggio nel teatro

11 febbraio 2017, ore 21.00
TEATRO NUCLEO

TENEBRA - EXTERMINATE ALL THE BRUTES

1 e 2 marzo 2017, ore 21.00
TEATRO DEL LEMMING

WS TEMPEST

19 marzo 2017, ore 21.00
MIXED_ME PERFORMANCE GBR (Germania)

MIXED_ME

21 marzo 2017, ore 18.00
BRINDISI CON I POETI - GINO PIVA
Cante d'Adese e Po e Bi Ba Ri Bò
con i curatori Marco Munaro e Luciano Caniato

31 marzo 2017, ore 18.00
BRINDISI CON I POETI - FRANCO LOI
Voci d'un vecchio cantare
con la curatrice anna de Simone

8 aprile 2017, ore 18.00
BRINDISI CON I POETI - PAOLO VALESIO
Servo Rosso
con la curatrice Graziella Sidoli

20 aprile 2017, ore 21.00
ILARIA DRAGO
ECUBA + TRANSHUMANCE

4 e 5 maggio 2017, ore 18.00 e 19.00
TEATRO DEL LEMMING
L'ODISSEA DEI BAMBINI

6 maggio 2017, ore 18.00
BRINDISI CON I POETI - MARCO MARANGONI, SEBASTIANO AGLIECO, MATTEO VERCESI
Stati generali della poesia italiana contemporanea,
una riflessione a più voci



BIGLIETTO € 12,00 (odisseo / ws tempest / odissea dei bambini € 15,00)
bambini € 5,00

ABBONAMENTO € 50,00
brindisi con i poeti e' ad ingresso gratuito

Per gli spettacoli del Teatro del Lemming la prenotazione è obbligatoria (0425.070643)

BRINDISI CON I POETI è a cura di Marco Munaro, realizzato in collaborazione con Il Ponte del Sale. Letture e brindisi finale a cura del Teatro del Lemming.


INFORMAZIONI

TEATRO DEL LEMMING
Centro internazionale di produzione e ricerca - il teatro dello spettatore
TEATRO STUDIO, Viale Oroboni 14 - Rovigo
tel. 0425.070643
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

4 e 5 MAG. 2017, ORE 18.00 e 19.00 / TEATRO STUDIO

TEATRO DEL LEMMING
L'ODISSEA DEI BAMBINI - Viaggio nel teatro per venti bambini di tutte le età
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
con Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Alessio Papa
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro

L’ODISSEA DEI BAMBINI rivolge la sua attenzione allo spettatore-bambino del presente, naturalmente, ma anche al bambino-spettatore del futuro.
Al lavoro, come sempre, è dedicato un sottotitolo - viaggio nel teatro per venti bambini di tutte le età - a sottolineare che l’Infanzia non è tanto, o solo, una questione anagrafica quanto un territorio dell’anima, segnata, come lo è per Odisseo, per la ostinata capacità di essere curiosi, la voglia e la paura di attraversare col proprio corpo il mondo, il desiderio che seduce, la nostalgia di casa, l’arte di ingegnarsi sempre a risolversi e a reinventarsi la propria vita – senza requie.
Si può avere 70 anni e avere conservato la curiosità del mondo e averne 7 e restare murati per sempre dentro la fortezza di Troia. L’infanzia non è una questione di anni.
Il mio Odisseo è un bambino di otto anni che entra qui dentro con altri bambini che forse conosce e forse no, ma con i quali fraternizza da subito e che aiuta a superare le tante prove di questo percorso che lo trova alla fine diverso eppure uguale. Si è forse poco riflettuto su come l’ODISSEA (a cui abbiamo dedicato il lavoro conclusivo della nostra Tetralogia e da cui scaturisce questa appendice) possa essere considerata la fonte diretta delle favole che hanno attraversato la nostra cultura occidentale, oltre che l’infanzia di tutti: un modello generativo inesauribile e, se si effettuassero delle comparazioni, impressionante.
In ogni caso mentre mamma-ATENA ci guida e ci protegge nel nostro viaggio, un’altra attrice si fa figura di tre opposti volti di donna: CALIPSO – la donna che ci lega col suo amore e coi suoi ricatti; CIRCE – la donna che ci nutre per divorarci; PENELOPE – la donna che ci ama fedele senza chiederci niente in cambio e a cui si anela tornare.
Tre volti della medesima figura archetipa, quella della Grande Madre, con la quale Odisseo sembra lottare per tutto il viaggio: per una volta però questa lotta si risolve senza morti, finalmente senza l’uccisione del drago: Odisseo fa pace con ciascuno di questi aspetti. Questo approdo sereno passa per la fuga e la sfida contro l’Orco cattivo, il CICLOPE, per la morbida stanza delle stelle di EOLO e per la dolcezza della fanciulla NAUSICAA: una principessa… o forse una sorella che gioca con noi sotto il lenzuolo.
Per  il mio bambino di otto anni si tratta di un viaggio iniziatico alla scoperta del Teatro e forse di una piccola anticipazione – oracolo gentile - dell’intero percorso che segnerà  la sua vita futura.

Lo spettacolo prevede l'ingresso di max 20 spettatori. Prenotazione Obbligatoria 0425.070643

1 e 2 MAR. 2017, ORE 21.00 / TEATRO STUDIO

TEATRO DEL LEMMING
WS TEMPEST
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
con Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Maria Grazia Bardascino, Boris Ventura, Marina Carluccio, Katia Raguso, Alessandro Sanmartin
elementi scenici Luigi Troncon
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro

Dopo il debutto dello scorso autunno al Festival Olim0pico di Vicenza presentiamo per la prima volta WS TEMPEST a Rovigo. Il lavoro racconta di un naufragio che avviene, prima di tutto, nella mente del protagonista. E’ come se lo stesso Shakespeare, nella figura di Prospero, dal fondo del mare, rievocasse come in un delirio, gli infiniti personaggi delle sue opere: Amleto, Giulietta, Macbeth, Lear, Riccardo, Bruto tornano a visitarlo. Queste figure rappresentano allo stesso tempo anche frammenti, parti di un'identità composita che è quella del poeta, che è quella di tutti. Il naufragio nella memoria di Prospero/WS è anche un naufragio nella nostra mente.

Lo spettacolo prevede l'ingresso di max 30 spettatori. Prenotazione Obbligatoria 0425.070643

2 FEB. 2017, ORE 21.00 / TEATRO STUDIO

TEATRO DEL LEMMING
ODISSEO - Viaggio nel teatro
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA 
con Chiara Rossini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Fiorella Tommasini, Katia Raguso, Boris Ventura, MariaGrazia Bardascino, Marina Carluccio
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro

Il viaggio di Odisseo è un viaggio circolare che presuppone una partenza ed un ritorno: da Itaca a Itaca. Questo viaggio possiede di fatto, piuttosto che uno svolgimento lineare, un andamento sincronico: tutto accade sempre contemporaneamente. Come in un sogno. Nel Mare come nel Teatro non esiste un centro. E il Mare, come il Teatro, non lascia tracce. Ma il Teatro è forse l'unico luogo al mondo in cui - come per Odisseo il Mare - ciascuno di noi può reincontrare i propri fantasmi e riconquistare così la sua Itaca. Metafora di un teatro che può essere non solo subito ma anche attraversato compiutamente e a cui tornare diversi eppure uguali.

Lo spettacolo prevede l'ingresso di massimo 30 spettatori. Prenotazione Obbligatoria 0425.070643

20 APR. 2017, ORE 21.00 / TEATRO STUDIO

ILARIA DRAGO
ECUBA + TRANSHUMANCE

con Ilaria Drago
musiche originali di Gianluca Misiti
scritto e interpretato da Ilaria Drago

Ilaria Drago porterà in scena due azioni teatrali: “Transhumance | capitolo mare”, il primo episodio di un progetto che si sviluppa in capitoli di circa 20/30 minuti ciascuno prodotto dal Teatro Metastasio di Prato per Contemporanea Festival 2016, ed “Ecuba”, frammento scritto per il progetto “Metamorfosi” di Roberto Latini e divenuto una performance, insieme a Sirene, che vive di vita propria.

30 aprile 1 maggio workshop

19 MAR. 2017, ORE 21.00 / TEATRO STUDIO

MIXED_ME PERFORMANCE GBR (Germania)
MIXED_ME

Regia: Aurora Kellermann
Performance: Meme
Assistente alla regia, organizzazione: Chris Wohlrab
Musica da vivo, composizione, quadrifonia: Munsha
 
Una produzione di Aurora Kellermann in cooperazione con TATWERK | Performative Forschung
 

Un asterisco alla fine dei nomi. Una I alla fine di LGBT. Un terzo sesso, nessun sesso, uomo e donna allo stesso tempo, né uomo né donna.
Ogni epoca ha cercato le sue spiegazione per il fenomeno dell’ermafroditismo, oggi intersessualità. Spiegazioni che hanno generato e generano reazioni diverse, spesso legate a discriminazione e violenza.

Non potendo essere ascritte ad alcuna categoria, le persone intersessuali sono state costrette per lungo tempo all’invisibilità.

Dalla fine degli anni novanta, quando la voce delle persone intersessuali inizia a risuonare, la narrazione delle loro esperienze inizia ad influenzare la vita pubblica. mixed_me si accosta a queste narrazioni e cerca tra di esse un luogo per una riflessione oltre la dicotomia uomo-donna. mixed_me é un manifesto dell’ambiguità umana. E’ il racconto del processo di formazione di un’identità fra il desiderio di essere „normali“ e l’orgoglio di essere unici: una persona alla ricerca della sua posizione in un mondo che continuamente - come in un labirinto di specchi deformanti - le impone dei ruoli di cui lei non vuole o non può farsi carico.

Molteplici voci e rapporti di potere, fatti e posizioni vengono restituiti dal filtro di un unico corpo in un caleidoscopio performativo. Apriamo un laboratorio di fatti e possibilità e ci scontriamo continuamente con la domanda: quanti può essere una persona sola?

Danza, video e teatro si intrecciano in una rete complessa fatta di storia, mito, medicina, studi di genere, attivismo, poesia e quotidianità.

 

 

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