be@home 7 RESIDENZE PER LA RICERCA TEATRALE
al Teatro Studio di Rovigo

Nel 2015 ospiteremo al Teatro Studio sette realtà artistiche operanti nel campo della sperimentazione dei linguaggi scenici, provenienti dal territorio locale, nazionale ed internazionale.Il progetto è realizzato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell'ambito del bando Culturalmente.

Intendiamo la residenza artistica come la forma corretta ed ideale per ospitare, programmare e documentare processi di lavoro nell’ambito della ricerca teatrale.

Per ricerca teatrale non si deve pensare, evidentemente, ad un qualche sottogenere teatrale (out, off, b, o con qualunque altro nome lo si voglia chiamare) ma al processo di lavoro che opera una reale sperimentazione sulla drammaturgia (intesa come scrittura scenica), sull’attore, sullo spettatore e sullo spazio teatrale. In altre parole tutto quel teatro, non convenzionale, che persegue:

-          l’autonomia del linguaggio scenico dal testo teatrale;

-          la ridefinizione dello spazio scenico;

-          la riformulazione della presenza e dello sguardo dello spettatore;

-          un lavoro che implichi una originale pedagogia sull’attore;

-          un legame che unisce gli attori al progetto del gruppo;

-          un processo e tempi di lavoro che consentano una reale ricerca;

-          una relazione reale con lo spazio ed il contesto in cui si trova a produrre e a replicare.

Il calendario al momento è in via di definizione. Ogni gruppo o artista selezionato sarà ospitato in residenza al Teatro Studio di Rovigo.

Be@Home intende aprirsi a più generazioni teatrali, mettendo in relazione giovani gruppi con maestri della scena.

Ai giovani gruppi Under 35 sarà offerta la possibilità di realizzare in Teatro Studio un periodo esclusivo di prove. La Residenza teatrale dovrà però in ogni caso consentire un momento di apertura pubblica, attraverso la presentazione di uno spettacolo o di uno Studio in progress del lavoro, eventualmente pensato e realizzato anche in un site-specific della città.

Ai maestri della scena sarà chiesto, nel periodo di loro permanenza, di presentare uno o più spettacoli e di realizzare anche un laboratorio o workshop aperto a giovani attori under 35 del territorio.

 

PROGETTO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO DI 

 

Logo Fondazione JPG 3 righe

Coordinamento Nazionale Residenze Artisti nei Territori

C.Re.S.Co. - Coordinamento delle realtà della scena contemporanea

Progetto CURA - Il progetto promuove le residenze teatrali realizzando una rete interregionale a favore degli artisti

AEN - Audience Europe Network è un movimento europeo, un gruppo di persone che vogliono imparare e condividere, che esaltano il valore delle idee. Una rete creata per capire di più il pubblico e i modi per farlo crescere, sotto ogni aspetto.

CONNESSIONI è un progetto che mette in rete alcuni spazi teatrali veneti a favore dell'ospitalità di artisti che operano in direzione della ricerca teatrale. E' stato ideato da Teatro del Lemming, Cariche Sospesi e Farmacia Zoo:E' e prodotto dal CENTRO INTERNAZIONALE DI PRODUZIONE E RICERCA Il Teatro dello Spettatore (qui la pagina facebook).

 

L'Edipo dei mille
progetto pedagogico spettacolare

 

Una delle grandi questioni in cui si dibatte da sempre un uomo di teatro potrebbe essere riassunta con una domanda: com’è possibile tramandare un’esperienza?
A differenza di coloro che operano in altri campi dell’arte e di cui sopravvivono le opere, il teatro appare come un’arte che si scrive sull’acqua, consegnata com’è, inevitabilmente, all’impermanenza del presente. Di Sofocle, Shakespeare, Moliere, che furono anche grandi poeti, ci rimangono in fondo soltanto delle parole, perché in realtà nulla ci rimane del loro teatro. Anche se in tempi di restaurazione come questi sembrerà un’affermazione eretica, la drammaturgia non consiste in un testo scritto, ma si realizza piuttosto in quel sottile alchemico equilibrio fra le diverse componenti dell’arte scenica e di cui le parole – queste maledette e morte parole – non sono che un elemento, spesso nemmeno quello predominante.
Un uomo di teatro è inevitabilmente consegnato al qui e ora dell’evento: la forma in cui consiste l’opera non può vivere se non nell’accadere irripetibile della scena. Possiamo vedere lo stesso film di Ingmar Bergman anche mille volte ed entrare così in contatto diretto e vivo – lui che è morto – con la sua opera. Ma della sua opera teatrale non rimane che una memoria leggendaria. Nata dal mito, ecco che l’opera teatrale sembra così riconsegnarsi, a sua volta, al mito.
Anche Artaud, Appia, Stanislavskij, Grotowski, Kantor ci hanno lasciato delle parole, ma il profumo delle loro realizzazioni teatrali si è perduto per sempre, o al massimo si è consegnato al ricordo, all’immaginazione e alle speculazioni dei loro successori. Com’è stata tramandata, o più spesso tradita, la loro straordinaria esperienza? Quali gesti, quali segni ci hanno lasciato in eredità? Dove rintracciare oggi, in un mondo teatrale sempre più museificato e mercificato, il senso di una continuità vitale, di un passaggio del testimone? Già perché eccolo qui il teatro: spaccato fra compagnie di prosa in gara nella riproposizione dell’uguale e del medesimo, popolato da comici televisivi (finalmente possiamo incontrare dal vivo! per una sera il divetto, il tronista, la velina), fra i mille narratori (teatro di narrazione – mai ossimero fu più assurdo!), e ai bordi – viva l’off per sempre off! – i giovani all’ultima anzi meglio ultimissima moda (cosa importa di cosa ne sarà di loro dopo, tanto fra un anno ci saranno i nuovi, anzi i nuovi nuovissimi del momento!).
Come si può parlare di eredità in una simile centrifuga, in questo campo culturale e sociale sempre più desertificato?
Molti anni fa un importante festival canadese, e poi anche un teatro svizzero, mi proposero, sull’onda del successo italiano, di realizzare EDIPO con un gruppo di attori del luogo, svincolando perciò la produzione dell’opera dal diretto coinvolgimento del Lemming. Io rifiutai. Mi sembrava sbagliato realizzare un’opera così delicata con un gruppo di attori che non sposassero a monte il pensiero teatrale che il lavoro implicava. Giudicavo impossibile preparare un gruppo di attori nel breve tempo che, inevitabilmente, i due grandi produttori, potevano offrirmi. Nulla di più terrificante, come spesso capita, di vedere attori del tutto impreparati ad affrontare la scena, non realmente consapevoli e presenti a quello che fanno. Questo è un orrore, qualunque cosa si sia detta o scritta sul mio lavoro, che so di avere sempre cercato di evitare.
Oggi sento, però, la necessità di accettare una scommessa impossibile: preparare in tre settimane di lavoro, trenta giovani attori e realizzare con loro, guidati da attori del Lemming, l’EDIPO contemporaneamente e per molti giorni in cinque diversi luoghi di una stessa città. La prima tappa di questo progetto si svolgerà a Venezia fra febbraio e maggio 2011. Il progetto si chiama, non a caso, L’EDIPO DEI MILLE e risponde ad una doppia esigenza. Da una parte sento il bisogno di verificare se sia davvero possibile, in qualche modo, trasmettere a degli allievi, futuri attori forse, l’esperienza di EDIPO. Dopo che lo spettacolo in tutti questi anni è sempre rimasto nel repertorio della compagnia come straordinaria palestra di formazione per la crescita professionale e umana degli attori del gruppo, oggi sento venuto il momento di lasciare che quest’opera viva anche di una vita autonoma. Mi affascina soprattutto la possibilità di realizzare una pedagogia in grado di trascinare nel rischio della prassi un nutrito gruppo di allievi. Come si può, del resto, divenire attori se non mettendosi alla prova? Tanto più che qui non si affronta l’improbabile saggetto di fine corso, ma una drammaturgia compiuta ed esemplare. E’ un’impresa troppo arrischiata? Può darsi. Resta però che il primo insegnamento per un attore è quello di imparare ad esporsi al rischio.
Esiste poi un’altra ragione che sta alla base del progetto e che mi appare oggi ancora più cogente: quella politica. Si sa che la storia della spedizione dei Mille, a cui il titolo del progetto allude, si confonde col mito e la leggenda. Appare in effetti incredibile che un gruppo sparuto di ragazzi giovanissimi, volontari e male armati, abbia potuto sbaragliare un agguerrito esercito borbonico e contribuire in modo decisivo alla nascita del nostro Paese. Quello che ancora di potentemente simbolico riverbera in noi di questa storia esemplare, è l’insegnamento che a volte anche l’azione di pochi uomini è in grado di produrre grandi trasformazioni. Per noi si tratta, una volta di più, di dimostrare che è possibile trasformare ciò che è apparentemente utopico in un atto concreto. Che si può, anche a dispetto di un sistema teatrale più che mai immobile e reazionario, affermare una differenza che non è soltanto ideale ma concreta e praticata. Nulla, in effetti, è più apparentemente utopico e paradossale, anche da un punto di vista produttivo, di un lavoro come EDIPO. Un solo spettatore laddove nella società dei consumi la comunicazione spettacolare si rivolge esclusivamente ad una massa indifferenziata. La richiesta di una partecipazione attiva e personale, là dove tutto è sempre comunque mediato, e ci mantiene rigorosamente passivi e distanti. E soprattutto l’esplosione sensoriale ed emotiva, quella profonda intimità fra estranei, quello strano senso di fratellanza, che questo lavoro induce in ciascun partecipante, a dispetto del solitario vouyerismo impotente a cui si è quotidianamente consegnati. In questa Italia divisa e devastata, ridotta a macerie, narcotizzata e ferita dal chiacchiericcio e dallo strepito televisivo, anche questo piccolo spettacolo per un solo spettatore, e che per altro finirà per propagarsi nell’intero spazio urbano di una città, può contribuire in modo attivo a qualche piccola ma reale trasformazione.
Certo, come direbbero i Greci, la nostra libertà soccomberà sempre alla supremazia dell’Ananke. Ma d’altronde, misurare sul proprio corpo il dissidio profondo fra libertà e destino, quel dissidio e quel senso di rivolta che in altro modo accomuna Edipo al giovane garibaldino della spedizione dei Mille, è ciò che rende eroica la condizione umana di ciascuno di noi.

Massimo Munaro, Edipo. Tragedia dei sensi per uno spettatore, Corazzano (PI), Titivillus, 2011

 

 

L'EDIPO dei MILLE  è approdato nel 2011 a VENEZIA , nel 2012 a BASSANO DEL GRAPPA e nel 2015 a VICENZA.

Visita il blog che raccoglie le lettere degli spettatori e la rassegna stampa.

 

Nel segno di Dioniso
progetto pedagogico spettacolare

 

In continuità con L'EDIPO DEI MILLE, NEL SEGNO DI DIONISO è insieme una straordinaria occasione pedagogica e uno straordinario evento artistico, che porta dei giovani allievi a realizzare lo spettacolo del Teatro del Lemming DIONISO E PENTEO – Tragedia del Teatro per 10 giorni consecutivi. 
DIONISO E PENTEO – Tragedia del Teatro è uno degli spettacoli-manifesto del Teatro del Lemming, seconda tappa della Tetralogia sul Mito e lo Spettatore, in cui gli spettatori vengono coinvolti drammaturgicamente e sensorialmente all'interno dell'evento scenico. Si tratta di un lavoro per sette spettatori per volta che ri-vivono sul loro corpo le tappe della relazione tragica, riportata nelle BACCANTI da Euripide, che lega Dioniso, per i Greci il dio del teatro, a Penteo, prototipo dello spettatore moderno.
Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configurava essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità (“io ti vedo mentre tu mi vedi”), come rito collettivo il cui telos era quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto. 
Questa relazione si dà invece come impossibilità ne “Le Baccanti” di Euripide. La relazione, infatti, è qui oppositiva, lo sguardo si fa distaccato, voyeuristico e ciò rende impossibile ogni reciprocità, ogni tensione ad una reale unione. Le tensioni si polarizzano senza dar luogo a nessuna congiunzione. Agave e Penteo sono madre e figlio. Accomunati dalla stessa hybris che infondo consiste nel non riconoscimento del proprio lato numinoso (Dioniso era un loro stretto consanguineo). 
Fra l’isteria della menade Agave che giunge a non riconoscere il figlio e a sbranarlo, e il presunto bisogno di ordine razionale di Penteo che giunge a desiderare di vedere senza essere visto (prototipo dello spettatore moderno) quelle che per lui sono solo agognate sconcezze erotiche, c’è una uguaglianza di segni: entrambi sono strumenti inconsapevoli della vendetta del dio. DIONISO e PENTEO non può essere così uno spettacolo compiutamente e felicemente dionisiaco, perché qui esso potrà manifestarsi soltanto come vendetta. Vendetta contro attori e spettatori, polarizzati in uno statuto che, per quanto potrà apparire abolito, verrà riaffermato proprio mentre sembrerà capovolgersi. 
La distorsione relazionale - che qui porta al suo dissolvimento completo - nasce dal rifiuto di riconoscere l’altro in noi, dal rifiuto e dalla negazione dei nostri istinti e desideri profondi che tornano a sbranarci non appena rifiutiamo di riconoscerli come tali.

 

NEL SEGNO DI DIONISO ha invaso Venezia e Mestre durante aprile e maggio 2014.

 

ROVIGO

2023. INGRESSO A TEATRO LABORATORIO IN CITTA'
Mer, 18. Ottobre 2023 - Mer, 27. Dicembre 2023 Dalle 19.00 alle 21.30

Ingresso a TeatRO è un percorso di avvicinamento al teatro aperto a tutti, gratuito e senza limite d’età o di esperienza.
Il laboratorio si svilupperà da ottobre a dicembre in una serie di incontri a cadenza settimanale di due ore e mezza ciascuno: tutti i mercoledì sera dalle 19.00 alle 21.30 ed è rivolto a chiunque intenda approcciarsi al linguaggio teatrale e alle sue possibilità di utilizzo.
Il percorso laboratoriale si strutturerà in maniera itinerante, andando ad abbracciare diversi spazi di Rovigo, permettendo a tutti di abitare in modo inedito ed originale alcuni luoghi simbolici della città.

INGRESSO A TEATRO è realizzato dal Teatro del Lemming in collaborazione con il Comune di Rovigo - Assessorato alla Cultura e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

PARTECIPAZIONE GRATUITA

Per info e iscrizioni: 0425 070643 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.                                                                                                                                                             

LABORATORI PASSATI

Laboratori per le scuole

Il Teatro del Lemming affianca da sempre al lavoro di ricerca e di produzione di spettacoli, l’attività pedagogica e di formazione attoriale. Nel corso degli anni, infatti, la Compagnia ha sviluppato un personalissimo metodo di lavoro sull'attore, basato su tre principi fondamentali: l'ASCOLTO, l'ADEGUAMENTO e il DIALOGO, i perni attorno a cui ruota l'intera esperienza teatrale.

Incontrare il Teatro è un’esperienza formativa a tutte le età, ma può essere ancor più necessaria e fondante per un gruppo di giovani che vivono un momento delicato e importante come l’adolescenza e l’ingresso nel mondo degli adulti.

Il Teatro ci permette di incontrare noi stessi in un processo di conoscenza, accettazione e affermazione del Sé, offrendoci una maggiore consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre potenzialità ancora inesplorate. Prevedendo sempre la presenza fondamentale di un TU, che può concretizzarsi nei compagni e negli spettatori o, nel caso di un monologo, semplicemente nel pubblico, esso ci permette di realizzare tutto ciò non a prescindere dagli altri, ma CON gli altri. Il Teatro, così, ci offre una grandissima possibilità, cioè quella di indagare e migliorare le nostre capacità di relazione.

PROGETTI

PER CHI CREA  i cinque sensi dell'attore

ATTIVAMENTE 2023 - NEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRA VITA

L'ODISSEA DEI BAMBINI / Percorso sensoriale nel teatro per l'infanzia

IF YOU PLAY contest / Gara teatrale per giovani under 25

 

 

 

Il Teatro del Lemming affianca da sempre al lavoro di ricerca e di produzione di spettacoli, l’attività pedagogica e di formazione attoriale. Nel corso degli anni, infatti, la Compagnia ha sviluppato un personalissimo metodo di lavoro sull'attore, basato su tre principi fondamentali: l'ASCOLTO, l'ADEGUAMENTO e il DIALOGO, i perni attorno a cui ruota l'intera esperienza teatrale.

 

Laboratorio per la città

Laboratori per le scuole

Laboratorio in carcere

Corso di Alta Formazione I CINQUE SENSI DELL'ATTORE

 

I cinque sensi dell'attore

Nella metodologia studiata e applicata dal Teatro del Lemming, il corpo nella pienezza dei suoi cinque sensi diviene la porta dell'anima e del sogno. Esso è quindi il principale strumento di lavoro dell'attore-artigiano. Su queste basi il Teatro del Lemming è andato sviluppando, negli anni, una propria pedagogia che prende il nome de I cinque sensi dell'attore.

Se l'anima, la psyche aristotelica, non può esistere senza un corpo vivente, i sensi sono la via di accesso ad un universo immaginale ed archetipico, indispensabile all'attore per giungere alla creazione e all'immedesimazione. Attraverso i sensi è possibile accedere ad una fonte di ispirazione primaria che James Hillman chiamava l'anima ancestrale del mondo.

  

Corso di formazione per attori

Progetti pedagogici

Laboratori in città

Laboratori per le scuole

Laboratorio in carcere

 

 

Il teatro dello spettatore

 

Il momento politico per eccellenza è quell'atto capace di trasformarci da spettatori in attori di un evento
Zygmunt Bauman, La società sotto assedio

 

 Il teatro dello spettatore realizza un inedito approccio all'interno del teatro contemporaneo.
Esso si caratterizza:
1. per offrire agli spettatori esperienze intime e personali;
2. per fare incontrare le soggettività dei singoli spettatori con i modelli universali del mito;
3. per accogliere singoli o piccoli gruppi di spettatori e per instaurare con ciascuno di loro delle profonde relazioni emotive: implica perciò sempre una partecipazione attiva dello spettatore;
4. costruisce spazi che lo spettatore è invitato ad abitare e che sono totalmente immersivi;
5. rimette in gioco, così, oltre al corpo dell’attore anche il corpo dello spettatore: da cui la dimensione spesso fortemente sensoriale dell’esperienza – non solo vista ed udito, ma anche olfatto, gusto e tatto. Tutti i cinque sensi entrano in sinestesia a dar luogo ad una drammaturgia dei sensi;
6 consente agli spettatori di navigare attraverso un universo estetico e sensuale

 

Il teatro dello spettatore è perciò quel teatro che

1. si configura per lo spettatore come una esperienza profondamente emotiva;
2. esce dalla mera rappresentazione per divenire esperienza di un evento: io non assisto a qualcosa ma la vivo;
3. si rivolge non ad una massa anonima (il pubblico) ma a ciascun partecipante (lo spettatore);
4. ridefinisce perciò i ruoli attore/spettatore, stabilendo nella loro relazione diretta il fuoco dell’esperienza;
5. sgancia lo spettatore teatrale dal ruolo voyeuristico a cui l’aveva consegnato il teatro ottocentesco, tanto più che oggi essere spettatori passivi ed impotenti è divenuto paradigma della nostra stessa condizione di cittadini;
6. elude perciò la passività dello spettatore, rendendolo attore dell’evento: allo spettatore è spesso consegnato il ruolo del protagonista;
7. rende l’evento teatrale irripetibile, unico e personale per ogni partecipante;
8. costruisce dei piccoli riti: poiché propone il ritorno al significato rituale, sacro e di conoscenza che è anche il tratto fondativo dell’esperienza teatrale;
9. ritorna ad una pratica teatrale originaria che in grado di iniziare le persone a divenire cittadini del mondo;
10. pensa alla pratica dell’attore come ad un dono d’amore verso lo spettatore, con tutta la messa in gioco, il denudamento reciproco ed il rischio strutturale che questa offerta comporta;
11. ridefinisce lo spazio teatrale: lo spettacolo non è più davanti a me, ma esso mi circonda, mi sovrasta, mi abita, ed io lo vivo come un mondo dentro cui sono precipitato;
12. ridefinisce il tempo dell’esperienza: esso ha inizio per lo spettatore dal momento in cui si prenota per l’evento e si dilata dopo nella lunga inevitabile elaborazione che segue.
 

 

Trasparenza

In adempimento alle disposizioni di legge.

 

Il Teatro del Lemming è un'associazione culturale legalmente riconosciuta. Il Consiglio Direttivo dell'Associazione, nominato dall'assemblea dei soci con verbale n. 1/2022, è composto ad oggi dai seguenti membri:

- Massimo Munaro, nato a Rovigo il 07/07/1962 (cv)

- Diana Ferrantini, nata a Venezia Mestre il 04/01/1985 (cv)

- Katia Raguso, nata a Grottaglie (TA) il 14/02/1980 (cv)

- Alessio Papa, nato a Nardò (LE) il 16/05/1980 (cv)

 I componenti del Consiglio di Amministrazione non percepiscono alcun compenso per questo incarico.

 


 Anno 2023 - contributi pubblici - incarichi, consulenze e collaborazioni 

Archivio 

 

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Lemming

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