ODISSEO
Viaggio nel teatro

con: Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Fiorella Tommasini, Katia Raguso, Boris Ventura, Marina Carluccio, Silvia Massicci.
costumi: Genny
collaborazione drammaturgica: Roberto Domeneghetti
musiche e regìa: Massimo Munaro

 in fondo il migliore modo di viaggiare è sentire
sentire tutto in tutti i modi


Si dimentica spesso che questa grande epopea che fonda la nostra cultura e la nostra coscienza collettiva, inizia e finisce con una strage: quella dei troiani - quella dei proci; e ci ricorda che nella nostra storia personale e collettiva non passa un solo giorno che da qualche parte nel mondo non si combatta una guerra, e che di questa ciascuno di noi è in qualche modo responsabile. Il corpo di Odisseo è stato, come il nostro, ferito. Ma la sua ferita si è fatta cicatrice.
Dopo EDIPO, DIONISO e AMORE E PSICHE, il lavoro su ODISSEO si propone come ultima tappa di un progetto che si configura propriamente come una tetralogia sul mito e sullo spettatore.
In questo spettacolo la relazione diretta attori e spettatori è portata, dopo che i lavori precedenti presupponevano la partecipazione di un numero ristretto di spettatori, ad una partecipazione più vasta che rimanda contemporaneamente anche ad una identità, quella di Odisseo che, così come quella dello spettatore teatrale, non può che darsi come molteplice e multiforme.
Il viaggio di Odisseo è un viaggio circolare che presuppone una partenza ed un ritorno: da Itaca a Itaca. Questo viaggio possiede di fatto, piuttosto che uno svolgimento lineare, un andamento sincronico: tutto accade sempre contemporaneamente. Come in un sogno. Nel Mare come nel Teatro non esiste un centro. E il Mare, come il Teatro, non lascia tracce. Ma il Teatro è forse l'unico luogo al mondo in cui - come per Odisseo il Mare - ciascuno di noi può reincontrare i propri fantasmi e riconquistare così la sua Itaca. Metafora di un teatro che può essere non solo subito ma anche attraversato compiutamente e a cui tornare diversi eppure uguali.

Leggi un estratto della rassegna stampa

Amore e Psiche
una favola per due spettatori

con Diana Ferrantini, Alessio Papa, Fiorella Tommasini e Chiara Elisa Rossini
musica e regia Massimo Munaro

  

Da qualche tempo il nostro gruppo ha intrapreso una inedita ricerca teatrale che si caratterizza per il coinvolgimento drammaturgico e sensoriale degli spettatori. Questa indagine da una parte si pone come riflessione sullo stesso statuto di teatralità, la cui origine di evento sacrale, che ne fonda la necessità, ricolloca al centro la possibile ridefinizione della relazione attori-spettatori.Questa ricerca d'altra parte si pone, contemporaneamente, anche come indagine sui profondi movimenti archetipici che le figure mitiche, sempre oggetto dei nostri ultimi lavori, inevitabilmente suscitano in coloro che le frequentano. La nostra vita sembra sempre seguire figure mitiche.
Noi agiamo, vediamo, pensiamo, sentiamo soltanto come ci è consentito dai modelli primari costituiti nel mondo immaginale: la nostra vita psicologica è mimetica dei miti.
Da questo punto di vista ogni nostro lavoro teatrale propone per attori e spettatori la possibilità di un incontro profondo e radicale con alcune, esemplari, figure mitiche.
Il coinvolgimento sensoriale è lo strumento principale della nostra ricerca. I sensi/il senso del corpo. Corpo non più inteso come protesi di un'intelligenza che dovrebbe guidarlo, ma nella sua pienezza animistica, in quella nudità sorprendente che conduce alla nudità di sé e, forse, alla verità dell'incontro con altre anime e corpi.
Il teatro torna e si impone così come il luogo dell'incontro, della relazione, e si propone nella sua necessità di evento, di esperienza che prima che cognitiva resta propriamente esistenziale ed organica.

Il lavoro su AMORE E PSICHE prosegue quindi sulla strada aperta dai nostri precedenti lavori dedicati alle figure di EDIPO e DIONISO e si propone come ideale continuazione. In DIONISO, ad esempio, il rapporto attori-spettatori si faceva mimetico di quei rapporti esperiti sempre più spesso nelle relazioni col mondo che si stabiliscono appunto sotto il segno dell'opposizione e del non riconoscimento.
In AMORE E PSICHE il movimento suggerito è esattamente di segno opposto. Qui la seduzione è agita per amore e conduce, finalmente, ad una congiunzione: congiunzione di anima e corpo, dell'io con l'altro, di attore e spettatore. Dalla dualità si giunge così alla condivisione, alla fusione-con l'altro.
Il mito ci dice per altro che questa unione è tutt'altro che facile. Le vicissitudini di Psiche sono terribili e a volte paiono poterla devastare completamente: ma non sono che il cammino necessario alla sua unione finale con Amore. Il mondo piuttosto che come vana valle di lacrime, appare così, per dirla con Keats, "la valle del fare anima". Al termine del loro peregrinare a tratti pauroso e doloroso, i due spettatori si riuniranno agli attori e insieme si rincontreranno fra loro. L'unione sul piano simbolico prevede così una sorta di moltiplicazione di piani: riunione dello spettatore con se stesso, con l'attore, con l'altro spettatore, con lo spazio e il mondo che li ospita. Poiché, per citare Jung, "l'anima non può esistere senza la sua altra parte, che si trova sempre in un TU".

Leggi un estratto della rassegna stampa

DIONISO E PENTEO
Tragedia del Teatro

con Elisa Rocco, Veronica Di Bussolo, Cosimo Munaro, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Fiorella Tommasini, Marina Carluccio, Silvia Massicci, Elena Fioretti.
elementi scenici Ulrico Schettini e Martino Ferrari
aiuto regia Roberto Domeneghetti
musica e regia Massimo Munaro

 

Forse non è un caso che "Le Baccanti" di Euripide si configuri come l'ultima delle grandi tragedie che ci sono rimaste. Per certi aspetti essa si pone come fine di un genere, e più in generale di un pensiero (quello tragico appunto), ma anche come inizio di quella diversa visione del mondo che sta alla base della tradizione che conduce fino ad oggi e a quel che rimane del teatro moderno. Implicitamente, mettendo in scena come protagonista lo stesso dio del teatro - Dioniso, essa si pone come riflessione sullo stesso statuto di teatralità, sulla sua crisi, sulla sua impossibilità.

Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configurava essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità ("io ti vedo mentre tu mi vedi"), come rito collettivo il cui skopòs era quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto.
Questa relazione si dà invece come impossibilità ne "Le Baccanti". La relazione è qui oppositiva, lo sguardo si fa distaccato, voyeuristico e ciò rende impossibile ogni reciprocità, ogni tensione ad una reale unione. Le tensioni si polarizzano senza dar luogo a nessuna congiunzione. Agave e Penteo sono madre e figlio. Accomunati dalla stessa hybris che infondo consiste nel non riconoscimento del proprio lato numinoso (Dioniso era un loro stretto consanguineo).
Fra l'isteria della menade Agave che giunge a non riconoscere il figlio e a sbranarlo, e il presunto bisogno di ordine razionale di Penteo che giunge a desiderare di vedere senza essere visto (prototipo dello spettatore moderno) quelle che per lui sono solo agognate sconcezze erotiche, c'è una uguaglianza di segni: entrambi sono strumenti inconsapevoli della vendetta del dio.

Pensare a uno spettacolo su "Le Baccanti" significa ridurre il dionisiaco soltanto al lato oscuramente irrisolto della sua natura. DIONISO e PENTEO non può essere così uno spettacolo compiutamente e felicemente dionisiaco, perché qui esso potrà manifestarsi soltanto come vendetta. Vendetta contro attori e spettatori, polarizzati in uno statuto che, per quanto potrà apparire abolito, verrà riaffermato proprio mentre sembrerà capovolgersi.
Si aboliscano le barriere solo per ripristinarle con più forza, i confini che sembrano dissolti sono sempre stati lì - era solo la nostra vista ad essersi offuscata.
La distorsione relazionale - che qui porta al suo dissolvimento completo - nasce dal rifiuto di riconoscere l'altro in noi, dal rifiuto e dalla negazione dei nostri istinti e desideri profondi che tornano a sbranarci non appena rifiutiamo di riconoscerli come tali.
In questo senso, il rapporto attori-spettatori si fa mimetico di rapporti esperiti sempre più spesso nelle relazioni col mondo che si stabiliscono appunto sotto il segno dell'opposizione e del non riconoscimento.

Leggi un estratto della rassegna stampa

EDIPO
Tragedia dei Sensi per uno spettatore

con Alessio Papa, Marina Carluccio, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini.
musica e regia Massimo Munaro

 

In un'epoca di pensieri deboli e di fragili idee sul teatro, questo lavoro implicita la necessità di un ritorno al senso originario e profondo dell'esperienza teatrale.
Il teatro, al contrario di quanto comunemente si pensa e si pratica, non nasce come mera rappresentazione ma è, prima di tutto, accadimento: l'evento, cioé, condiviso da almeno un attore ed uno spettatore, in uno spazio e in un tempo comune.
Se per i greci Dioniso era il dio del teatro, lo era per la sua capacità di instaurare, attraverso il teatro, il regno della con-fusione fra realtà e illusione. Da qui il noto paradosso che vede la tragedia operare «un inganno per cui chi inganna è più giusto di chi non inganna e chi è ingannato è più sapiente di chi non è ingannato» (Gorgia, B 23 DK).
Ma oggi, oramai, il gioco rappresentativo, esautorato di ogni stupore, ci appare come una mera finzione che non "inganna" più nessuno. Seduti comodamente sulle nostre poltrone, abbiamo imparato ad addomesticare ogni immaginazione. Questa distanza, questa assoluta passività in cui ci troviamo relegati quando andiamo a teatro, mima una più temibile passività che è quella delle nostre vite. Ha scritto recentemente su "La Repubblica" Umberto Galimberti: «Istituendoci come spettatori e non come partecipi di un'esperienza o attori di un evento, i media ci consegnano quei messaggi che, per diversi che siano gli scopi a cui tendono, veicolano eventi che hanno in comune il fatto che non vi prendiamo parte, ma ne consumiamo soltanto le immagini». A questa condizione il teatro può, e per noi deve, contrapporre il segno della sua differenza, della sua specificità che è quella, appunto, della condivisione di un'esperienza. Nel viaggio che proponiamo allo spettatore in questo lavoro, sono comprese tutte le tappe e i temi sottesi al mito. Edipo che ricerca la sua vera identità e che poi, come ognuno di noi, si scopre diverso da quello che crede. Edipo che prova ad affermare la propria libertà, ma ogni suo gesto lo danna, e si scopre nelle mani del destino, del caso, delle necessità. Edipo e l'incesto: il dissidio verso gli ambivalenti desideri primari.

Nel gioco drammaturgico che noi operiamo sarà però lo spettatore ad assumere il ruolo del protagonista. «Il rapporto del filosofo con l'essere» ha detto Maurice Merlau-Ponty nella lezione inaugurale al Collége de France nel 1953 «non è il rapporto frontale che ha lo spettatore con lo spettacolo, ma è una sorta di complicità, una relazione obliqua e clandestina. [...] Se la filosofia è scoprire il senso primo dell'essere, non si filosofa, dunque, abbandonando la condizione umana: è necessario invece immergervisi. Il sapere assoluto del filosofo è la percezione».
E' così il CORPO. Non soltanto il corpo esibito, frustrato, dilaniato o giocoso di un attore, e cioè di un altro. Qui è il mio stesso corpo ad entrare in gioco. La crudeltà, (povero innominabile Artaud e - ahinoi ! - troppo vanamente nominato) è spinta qui, finalmente, in direzione dello spettatore.
Al contrario delle protesi tecnologiche sempre più esibite sull'altare di un'epoca disumanizzata, qui è il semplice nudo e organico incontro dei corpi - sta qui lo scandalo ? - a sancire la verità irriducibile della persona umana.
Edipo è un archetipo e ogni archetipo è un Universale Singolare. E' cioè, qualcosa più grande di noi, che ci precede e che continuerà ad esistere anche dopo di noi, ma che allo stesso tempo si dà per ognuno in maniera irriducibilmente singolare. Ogni soggettività che incontra lo spettacolo sancisce così anche, e qui davvero, l'irrepetibilità dell'evento.
Lo spettatore, in questo lavoro, è personalmente chiamato a rivivere l'esperienza di Edipo, cosicchè le lacerazioni del protagonista diventano le sue. Come Edipo egli è il solo a viverle ed è cieco di fronte ad esse in un viaggio che lo vede claudicare, appena sostenuto da vaghe presenze che evocano e provocano continuamente il suo immaginario.
Oscar Wilde diceva che il teatro è uno specchio tenuto davanti alla natura. Qui, come novelli Alice, gli spettatori sono finalmente invitati ad attraversarlo.

Massimo Munaro.

Leggi:  un estratto della rassegna stampa

               L'attore come presenza, un saggio di Carlo Serra sullo spettacolo.

ANTIGONE

con Fiorella Tommasini, Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Mario Previato, Alessio Papa, Massimo Munaro
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro

produzione Teatro del Lemming, La Biennale di Venezia

 

Creonte, reggente della città, ha ordinato di non dare sepoltura ai traditori di Tebe, tra questi uno dei fratelli di Antigone: Polinice. La giovane non può accettare una simile violazione del diritto naturale. Così di notte, trasgredendo la legge, seppellisce il corpo del fratello. Alla fine viene scoperta e condotta di fronte allo zio Creonte. Antigone non solo non si piega al volere di Creonte che invoca la legge, ma proclama ad alta voce il diritto alla disobbedienza quando la legge va contro i diritti inviolabili dell'essere vivente. E’ così condannata ad essere sepolta viva, nonostante le proteste del figlio, Emone, fidanzato della fanciulla. La volontà di Creonte finisce così per affermarsi, ma la morte di Antigone è contestuale alla terribile sventura che si abbatte su Creonte e sul suo potere.

Antigone (Ἀντιγόνη) appartiene al ciclo di drammi tebani ispirati alla saga dei Labdacidi, insieme all'Edipo Re e a Edipo a Colono, che descrivono la drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. Nell'economia drammaturgica del ciclo, Antigone è l'ultimo atto, anche se è stata scritta da Sofocle prima delle altre tragedie.
Il nucleo della Tragedia risiede nello scontro fra due volontà e due concezioni diverse del mondo: quella di Antigone, fanciulla fragile fisicamente ma fortissima moralmente, di rispettare le leggi non scritte della natura (phùsis) e quella di Creonte tesa a imporre la forza dello Stato e della legge (nomos) . Due ragioni si scontrano, si oppongono senza trovare alcuna mediazione possibile, entrambe sono portate all’eccesso e alla catastrofe.
Intorno alla sorte della giovane eroina greca questo nostro lavoro si costituisce drammaturgicamente come un processo, in cui il pubblico, diviso all’inizio in due opposte fazioni, è direttamente chiamato in causa in qualità di testimone, accusatore e accusato.
Con la nostra precedente Tetralogia dello spettatore abbiamo cercato di investigare la condizione dello spettatore/cittadino (al singolare), oggi ci interessa allargare lo sguardo alla comunità, cioè alla natura e alla condizione del nostro vivere sociale. Dopo NEKYIA (parallela al dittico IL ROVESCIO E IL DIRITTO) questo nuovo progetto rappresenta un ulteriore passo in questa direzione.
La tragedia getta così luce sul paradosso di una sostanza etica lacerata in se stessa. Antigone vede infatti nella prospettiva unilaterale assunta da Creonte la negazione del diritto autentico. E, tuttavia, alla fine, è proprio il diritto divino esibito da Antigone a condurre alla catastrofe. Lo stesso contraccolpo divide dall'interno Creonte, che riconosce, alla fine, ma è ormai troppo tardi, il valore dell'ethos di Antigone, che la ragione diurna non può esaurire né spiegare.
Questo significa che natura e cultura - vale a dire: l'universale e il singolare, il sensibile e l'intelligibile - sono distinti e opposti solo nella superficie della collisione drammatica, perché, nella profondità della loro essenza, i termini contrari non sono l'uno fuori dell'altro, ma ogni termine conserva e contiene in sé il suo opposto.

 
Il debutto dell’Opera è avvenuto alla Biennale Teatro di Venezia nel marzo 2009.
 

Leggi un estratto della rassegna stampa

 

 

 

 
 
 

MONOGRAFIE

Teatro del Lemming di Marco Berisso e Franco Vazzoler, Editrice Zona, Rapallo (GE), 2001
EDIPO - Tragedia dei sensi per uno spettatore di Massimo Munaro, Titivillus 2010 - Corazzano (Pisa)
(il libro può essere ordinato direttamente alla nostra mail)
Spectator's body: the Tragedy of senses and Theatre's utopia in the performances of Teatro del Lemming, Marco Berisso, Franco Vazzoler, «Prospero European Review», Edition 2-2011 <http://www.t-n-b.fr/en/prospero/european-review/edition.php?edition=9>
Il Teatro del Lemming. Teoria e pratica di un'estetica estrema di Giacomo Fronzi, in Il rasoio di Occam , MicroMega, 10 settembre 2014.
L'edipo dei mille (M. Munaro): atreverte a una iniciaciòn mistérica, Natalia Palomar, Universitat de Barcelona, in Itaca. Quaderns Catalanans de Cultura classica n. 30, Institut d''Estudis Catalans, 2015, Barcelona
Dioniso o Penteo? Il lavoro sullo spettatore nel Teatro del Lemming, Massimo Munaro, Quaderns Catalans de Cultura classica n. 30, Institut d'Estudis Catalans, 2015, Barcelona
Teatro del Lemming: genesi e pratica di una poetica radicale, Chiara Rossini, Itinera 2017, http://riviste.unimi.it/index.php/itinera/issue/view/1096
L'attore come presenza, Carlo Serra, 2016
La Tetralogia del Lemming. Il mito e lo spettatore di Massimo Munaro, Il Ponte del Sale, Rovigo, 2021.

 

LIBRI CHE PARLANO DELL'ATTIVITA' DEL LEMMING

Tra memoria e presente. Breve storia del teatro di ricerca in Italia nel racconto dei protagonisti.a cura di Pippo di Marca, Roma, Artemide Edizioni, 1998. 
Teatro dei luoghi a cura di Raimondo Guarino, GATD, Roma, 1998
Nuova Scena Italiana. Il teatro dell'ultima generazione di Stefania Chinzari e Paolo Ruffini, Castelvecchi, Roma, 2000
Fare un teatro di guerra
a cura di Federica Fracassi, voluto da Teatro Aperto e C.S. Leoncavallo, Scriba studio edizioni, Milano, 2001
Ou. Riflessioni e provocazioni - volume XI
semestrale di filosofia e cultura
AAVV, Cosenza, 2001
 La giornata libera di un fotografo di Maurizio Buscarino, Titivillus, Grazzano (Pisa), 2002
Le nuove generazioni del teatro italiano degli anni novanta
di Carla Romana Antolini, Collana Biblioteca Teatrali, Centro Teatro Ateneo, Roma, 2002
Ingresso a Teatro - Guida all'analisi della drammaturgia a cura di Annamaria Cascetta e Laura Peja, Le Lettere, Firenze, 2003
Theus e Thamaus scritture e narrazione nella città di culture a cura di Elisabetta Musi e Mattia Toscani, leggereescrivere8, Edizioni Unicopli, Milano, 2003
Teatro, Memoria y ficcion
di Osvaldo Pelletieri, Galerne, Foudaciòn Roberto Arlt, 2005
Il dio ibrido Dioniso e le "Baccanti" nel Novecento di Massimo Fusillo, Il Mulino, Bologna, 2006
Dialogo sulla santità atti del Forum a cura di Maria Lucia Cittadin, Curia Generalizia SMR, Roma, 2007
Intorno al Teatro del Lemming
di Maria Dolores Pesce, in L'ulisse aprile 2008, www.lietocolle.it
Dante nel Teatro del '900
di Piermario Vescovo, in Lectura Dantis Scaligera 2005 - 2007, Editrice Antenore Roma-Padova MMVIII, 2008
La scena della contemporaneità. Indagine sulle arti dello spettacolo in Italia e in Europa
a cura di Alfonso Malagutti, Franco Angeli Edizioni, Roma, 2009
La fabbrica del vento, Accademia di Belle Arti di Urbino / Scuola di Scenografia 1990 / 2010, Bakersvilleartbooks, 2010 Bologna, a cura di Francesco Calcagnini e Umberto Palestini
Spectator on Duty: Teatro del Lemming's "Audience Trouble" di Gabriella Calchi Novati in "About Performance" n. 10, 2010 - Centre of Performance Studies, University of Sydney
Contaminazioni. Esperienze estetiche nella contemporaneita di Giacomo Fronzi, Mimesis Edizioni, 2010 Milano
Per un Teatro dello Spettatore,
intervista a Massimo Munaro di Manuela Folchi,AkropolisLibri, 2011, Genova
La sperimentazione nei processi di produzione teatrale
a cura di Alfonso Malagutti e Monica Calcagno, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2012
Massimo Munaro, è inutile un teatro che non sia provocatorio, in L'inviato dalla rete di Alessandro Ticozzi, Senso inverso edizioni, Ravenna, 2013
L'edipo dei mille, atrevir-se a una iniciaciò mistèrica di Natalia Palomar, in Serra D'or n. 645/setembre 2013, Generalitat de Catalunya Depatament de la Presidencia
Maestro e Maestro di Massimo Munaro, in In classe. con i poeti a cura di Maurizio Casagrande, Puntoacapo editrice, 2014, Alessandria
Sul processo di lavoro per Giulietta e Romeo di Massimo Munaro, in Il teatro e il suo dopo, un libro di artisti in omaggio a Marco De Marinis, a cura di Fabio Acca e Silvia Mei,   Editoria & Spettacolo, Spoleto (PG), 2014.
Tragico contemporaneo, forme della tragedia e del mito nel teatro italiano (1995 - 2015) di Daniela Sacco, Luca Sossella Editore, Bologna, 2018.
Il Teatro come Pharmacon di Massimo Munaro, in Teatrodomani. Prospettive della scena all'epoca del Covid-19, Culture Teatrali 2020, La Casa Usher, Pescia (PT), 2020.

Tesi di Laurea

Riccardo II, Finale di partita, Terrore e miseria del III Reich. La mancanza di azione in scena e i suoi sostituti di Matteo Zerbinati, Università degli Studi di Bologna  DAMS, Anno Accademico 1999/2000
Teatro del Lemming: per un teatro dello spettatore
di Enrica Accomando, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Anno Accademico 2000/2001
Il lavoro degli attori nell'esperienza teatrale del Lemming di Chiara Sartori, Università di Bologna DAMS, Anno Accademico 2002/2003
Scena visibile e scena invisibile: un percorso teatrale attraverso la fotografia di Gabriella Barresi, Università degli Studi di Genova DAMS, Anno Accademico 2002/2003
I sensi e la musica nel lavoro dell'attore del Lemming di Manuela Di Folco, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Anno Accademico 2003/2004
Spettatore anima del teatro: il Teatro del Lemming di Marinella Selvaggio, Università degli Studi di Palermo, Anno Accademico 2003/2004
Studio e analisi dell'attività dell'Associazione culturale Teatro del Lemming di Lucia Rizzato, Università Cà Foscari di Venezia EGART, Anno Accademico 2003/2004
L'immagine elettronica in scena - alchimie di una realtà de-materializzata - di Noemi Binda, Università degli Studi di Torino DAMS, Anno Accademico 2003/2004
OPERA PRIMA (1994-2002) Un festival di fine millennio di Barbara Rossi, Università di Bologna DAMS, Anno Accademico 2004/2005
La rappresentazione dell'INFERNO nel lavoro del Teatro del Lemming di Salvatore Lo Presti, Università di Bologna DAMS, Anno Accademico 2004/2005
Teatro del Lemming. La drammaturgia dello spettatore dalla "Tetralogia" a "Inferno" di Giulia Cappelli, Università degli Studi della Calabria DAMS, Anno Accademico 2004/2005
Verso il Paradiso: miti e riti dei sensi. Il lavoro sullo spettatore nel Teatro del Lemming di Andrea Veronelli, Università Sacro Cuore di Milano, Anno Accademico 2004/2005
Accogliere il teatro: uno stabile d'innovazione a Rovigo di Diana Ferrantini, Università Cà Foscari di Venezia, Anno Accademico 2005/2006
Sinfonie sensoriali per lo spettatore
di Francesca Cola, Università di Torino, Corso di Laurea DAMS, Anno Accademico 2006/2007
Il teatro in scala 1:1
di Elisa Faletti, Università di Torino, Corso di Laurea DAMS, Anno Accademico 2007/2008
Il patto del teatro. L'incontro tra
Theatron e Communitas
di Diana Ferrantini, Università Cà Foscari di Venezia, Corso di Laurea in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale, Anno Accademico 2007/2008.
TEATRO DEL LEMMING: Lo spettatore partecipante
di Francesca Tarantino, Università degli Studi del Salento, Corso di Laurea in Scienze e tecnologie delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda, Anno Accademico 2007/2008
"Le stanze di Amleto" del Teatro del Lemming - un laboratorio "creativo" -
di Paula Francisca Munoz Vega, Università degli Studi di Bologna, Tesi di Laurea in Istituzioni di Regia, Anno Accademico 2008/2009
L'Antigone di Sofocle nell'allestimento della Compagnia del Teatro del Lemming di Elisa Bello, Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lettere Classiche, Anno Accademico 2009/2010
L'EDIPO DEI MILLE: Un evento pedagogico spettacolare del Teatro del Lemming, di Francesca Costi, Università degli Studi di Parma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Beni artistici, Teatrali, Cinematografici e dei nuovi media, Anno Accademico 2010/2011
L'eredità della Performance nel Teatro del Lemming: nuovi percorsi del teatro di ricerca italiano di Anna Ida Cortese, Università La Sapienza di Roma, Corso di Laurea in Forme e Tecniche dello spettacolo, Anno Accademico 2011/2012
I cinque sensi più uno: Il lavoro dell'attore nel Teatro del Lemming di Chiara Elisa Rossini, Università di Bologna. Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Italianistica, culture letterarie europee, scienze linguistiche, Anno Accademico 2011/2012
Antigone e il Nuovo Teatro in Italia, esempi di riattivazione del mito (1967-2010) di Maria Sciacca, Università di Bologna, Corso di Laura in Italianistica, culture in letterarie europee, scienze linguistiche, Anno Accademico 2011/2012
Romeo e Giulietta sui palchi del novecento di Gaia  Giuffredi, Università di Bologna, Corso di Laurea in Lettere Moderne, Storia del Teatro e dello spettatcolo, Anno Accademico 2016/2017.

(2010)

AMLETO

con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Federica Festa, Giovanni Refosco, Alessio Papa, Mario Previato, Andrea Dellai, Boris Ventura
elementi scenici Luigi Troncon
musica e regia Massimo Munaro

Prima Rappresntazione: Rovigo, Teatro Studio 10 settembre 201

(2009)

con Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Alessio Papa, Mario Previato, Massimo Munaro
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro
produzione Teatro del Lemming, La Biennale di Venezia

Prima Rappresentazione:
Teatro Fondamenta Nuove - 40° Festival La Biennale Teatro di Venezia
7 marzo 2009

(2008)

con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini, Mario Previato drammaturgia,musiche e regia Massimo Munaro

Prima Rappresentazione: Rovigo, Teatro Studio - 21 novembre 2008

 Risplende la tua luce nel buio della via
non so di dove vieni e neppure chi tu sia
sembri così vicina e sei così lontana
non conosco il tuo nome, so solo che sei bella
e dovunque ti trovi e chiunque tu sia
scintilla scintilla piccola stella.

(da un’antica nenia irlandese)

Lo spettacolo è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Michael Ende. Momo è una ragazzina che vive tutta sola all’interno di un teatro nella periferia di una città. Gli abitanti del quartiere si prendono cura di Momo e tutti la vanno a trovare. Infatti la bambina ha una specie di dono: Momo è in grado di ascoltare. Gli adulti la cercano per parlare, i bambini per giocare. Ma ben presto accade qualcosa di molto strano, tutti sembrano sempre più indaffarati e non hanno più tempo da dedicargli. In città sono arrivati gli Uomini Grigi che rubano il tempo agli adulti facendo credere loro che esso venga depositato in banche speciali. Di fronte all’invasione degli Uomini Grigi, Momo, con l’aiuto di Mastro Hora, il Maestro del Tempo, e di Cassiopea, una tartaruga molto particolare, salverà se stessa e la città da questa terribile oppressione. Quest’avventura, seppur piena di pericoli, permetterà alla bambina di scoprire i segreti del Tempo. La storia di MOMO è quella di una bambina che, con la forza dell’innocenza e dell’immaginazione, si ribella ai ritmi di vita e alla freddezza della società moderna. Il racconto difende i valori dell’infanzia e rivela l’inconsapevole saggezza dei bambini. Per la piccola MOMO, infatti, la fantasia, il saper ascoltare, il saper dare attenzione alle piccole cose, il prendersi cura, diventano armi vincenti contro la frenesia e il consumismo della società dei “grandi”.

E’ la seconda volta che dedichiamo uno spettacolo al pubblico dell’infanzia. Con L’ODISSEA DEI BAMBINI avevamo pensato ad una sorta di piccola iniziazione al teatro (e alla vita) per il piccolo Odisseo, costruendo per un gruppo di 20 bambini un viaggio sensoriale fra oscurità, magia ed immaginazione. Con MOMO l’avventura si estende ad una comunità molto più numerosa e composita. Si tratta, per me, in particolare, di un omaggio agli attori del Lemming, lanciati in un’avventura per loro del tutto inedita, e, insieme, di un omaggio al Teatro, perché Momo resta prototipo di quella capacità di concretizzare con semplicità ascolto e magia che pure resta l’obbiettivo, spesso inattuato, del teatro.

(2006)

con Antonia Bertagnon, Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Silvano Rossignoli, Massimo Munaro

drammaturgia musiche e regia Massimo Munaro

prima rappresentazione, Rovigo, Spazio Lemming - aprile 2006

Pagina 43 di 46

Lemming

Teatrodellemming.it usa i cookies per il login, la navigazione e altre funzioni di tracciamento. Accetta per consentire i cookies.